Letture di dicembre

Mancano all’appello soltanto le letture del mese di dicembre, e poi via che si riparte con l’anno nuovo… quindi ecco a voi i libri che mi hanno tenuto compagnia per le ultime settimane del 2011, e con questo la seconda novità grafica del 2012: visto che il blog si chiama Pensieri d’Inchiostro, perché non usare delle gocce d’inchiostro per valutare i libri, invece delle classiche stelline? 🙂

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> Uno, Stefano Pastor (146 pp. – inviatomi dall’autore in formato eBook) 

Ci sono libri per i quali è sufficiente  leggere il riassunto sul retro di copertina per intuire che non saranno niente male. Non accadono di frequente, ma devo dire che Uno è uno di questi (scusate il gioco di parole 😉 ).
I protagonisti sono sei, eppure sono uno solo. Com’è possibile tutto ciò? Semplice: abbiamo a che fare con un’unica “anima” divisa in sei corpi, che vivono in altrettanti angoli del pianeta e che non potrebbero essere più diversi. Sei persone di differente età, mestiere, condizione sociale e persino sesso, che però condividono un’anima sola. Ma tutto questo non è destinato a durare a lungo, perché un killer spietato sembra deciso a uccidere tutti e sei, uno dopo l’altro.
Sei persone tanto differenti non sono sicuramente semplici da caratterizzare, ma nonostante alcuni di essi compaiano pochissime volte, li ho trovati tutti curati nei dettagli e soprattutto inseriti alla perfezione nel background che li caratterizza.
Per concludere, quindi, Stefano Pastor è senz’altro un autore da tenere d’occhio: non lo conoscevo prima di leggere Uno, ma sono sicura che anche gli altri suoi romanzi non saranno da meno.
(Recensione completa qui.)

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> La Divina Commedia – Inferno, Dante Alighieri (letto a scuola) 

Tra i classici che si studiano a scuola, la Divina Commedia è senz’altro il mio preferito. Quando ero piccola ne leggevo spesso qualche brano, ovviamente con l’aiuto di un “grande”, così ho avuto modo di appassionarmici già da tempo, ma leggerla insieme a un professore (specialmente se si tratta del nostro mitico professore) è tutta un’altra storia. Non ci sono davvero parole per descriverla: rimane incantevole anche leggendola per il gusto di leggerla, senza soffermarsi sul significato dei versi ma solo lasciandosi cullare dal suono delle parole… e in ogni caso è incredibile quanto sia ancora così moderna, a dispetto dei suoi settecento anni. Il V canto, poi, non mi stancherei mai di leggerlo e di rileggerlo… magico a dir poco.

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> Antigone, Sofocle (letto a scuola) 

Non è frequente, specie nella storia antica, che esistano racconti in cui il personaggio principale è una donna, ed è forse questo il motivo principale per cui mi è piaciuta molto questa celebre tragedia. Davvero impressionante il lungo dialogo botta e risposta tra Antigone e Creonte… ne esistessero tante, di donne coraggiose come lei!

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> Le parole del cuore, Angela Tambaro (62 pp. – inviatomi dall’autrice in formato eBook) 

Mi trovo sempre un pochino in difficoltà quando devo recensire una raccolta di poesie. Come mi è già successo altre volte, non ho molte cosa da dire su questo libro: questa, oltre alla sua brevità, è la ragione per cui ho deciso di scrivere solo un commento e non una recensione vera e propria con un articolo dedicato.
Cosa mi sento di dire riguardo a queste Parole del cuore? In quanto a contenuti, mi sono piaciute: le ho trovate profonde, specialmente “Cuore di farfalla”. Parlando di forma, però, mi tocca scontrarmi sempre con il solito problema, che comunque chiama in causa il mio puro gusto personale e non necessariamente l’effettiva qualità dei componimenti: mi hanno dato l’impressione che fossero un semplice flusso di pensieri e non vere e proprie poesie. Voglio dire, sempre il medesimo schema libero, privo di versi uniformi, di rime e, in generale, di una certa regolarità, alla lunga mi ha stancato.
Questo non significa, come ho già detto, che la raccolta non contenga del buono solo per questo, anzi: semplicemente, preferisco le poesie il cui autore dà prova di averci lavorato sopra per molto tempo, di aver scelto le parole da usare con la massima cura, di aver costruito il suo componimento nei più insignificanti dettagli. Può darsi, ripeto, che sia solo una mia impressione, ma in questo caso sembravano più che altro scritte di getto, senza quella particolare cura che traspare dalle parole dei poeti più abili.
In definitiva, sono rimasta soddisfatta da alcuni aspetti di questa raccolta e delusa da altri, perciò credo che un voto medio vada bene.

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>All’area di servizio fra bombe carramba e rock’n’roll, Donatella Canepa (68 pp. – inviatomi dall’autrice in formato eBook) 

Anche per questo libriccino ho pensato di non utilizzare un intero articolo, ma di scrivere solo una breve recensione. Ci sono libri che, nonostante non arrivino alle 100 pagine, sono così densi di significati che se un commento dovesse parlare di tutto risulterebbe più lungo del libro stesso. Questo però non è il caso della raccolta di racconti di Donatella Canepa – perché di racconti si tratta, anche se sono tutti collegati da un unico filo. Sono brevi storie che hanno chiaramente almeno una parte autobiografica, in quanto la protagonista ci narra in prima persona come è avvenuto il suo primo incontro con la musica rock.
L’idea, a mio parere, non è male, anche perché viene raccontata con uno stile brillante e coinvolgente. Il problema, però, è che questo stile volutamente giovanile tende spesso a cadere nella trappola della banalità: anche se il tema dominante è sempre il rock, molti di questi brevi racconti sembrano messi lì per caso e scritti con uno stile che assomiglia fin troppo al diario della tipica teenager innamorata della musica. Insomma, credo sia questo il problema principale del libro: l’idea, come ho già detto, avrebbe potuto essere vincente, se solo i vari racconti non sembrassero accostati l’uno all’altro quasi senza criterio. Si passa, per esempio, da un capitolo in cui la voce narrante  – sempre la solita ragazza, ricordiamolo – si esibisce in riflessioni anche piuttosto profonde, a un altro in cui la suddetta parla nel linguaggio degli SMS (cosa che ho trovato alquanto irritante, anche se inserita in un contesto che le si addice) e dimostra che non era affatto matura come si credeva: in questo caso i pensieri diventano scialbi e superficiali quasi all’improvviso, come se nemmeno la scrivente avesse tuttora le idee chiare.
Insomma, uno spunto che poteva rivelarsi interessante, ma che, ahimè, è finito piuttosto tirato via.

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> Kron, Ernesto Pavan (37 pp. – inviatomi dall’autore in formato eBook e scaricabile dal suo blog

Nonostante le premesse fossero buone, questo racconto mi ha lasciata piuttosto delusa. Quel che ho apprezzato di più è stata la storia: avventurosa, intrigante, a suo modo originale; peccato che poi lo stile con cui è stata raccontata abbia rovinato quasi tutto. Non perché non sia uno stile corretto, intendiamoci: l’autore si destreggia assai bene con la lingua, questo è evidente fin dalle prime righe. Il problema, secondo me, è che non ha saputo combinare le parole in modo che evocassero immagini, e questo, ahimè, lo ha reso noioso ai miei occhi: le descrizioni sono troppe e troppo particolareggiate; le scene statiche – descrittive, appunto – sono di gran lunga maggiori rispetto a quelle d’azione.
Si dice che il segreto di una descrizione vincente sia quello di passare inosservata: in pratica, il lettore non deve accorgersi che il narratore sta fermando l’azione per descrivere, e nel caso se ne accorga, tranne rare eccezioni, è finita, perché un blocco descrittivo fa sempre paura e tende a scatenare l’istinto del “salto a piè pari”. Questo, perlomeno, è accaduto a me mentre leggevo Kron. Per esempio, leggere una battaglia descritta in questo modo:

Le loro lame danzavano alla luce della lanterna e delle scintille scaturite dai loro scontri; Kron era più forte e veloce del suo avversario, ma questi aveva la maglia di ferro a proteggerlo e poteva concentrarsi sull’attacco, mentre Kron doveva stare attento ai fendenti e soprattutto agli affondi micidiali della spada dritta.

non mi trasmette nessuna immagine: solo parole prive di spessore. Peccato, ripeto, perché il personaggio di Kron, nonostante abbia avuto poco tempo per conoscerlo, mi è piaciuto parecchio. Si poteva fare di meglio, dunque.

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> Il corvo di cristallo, Chiara Panzuti (734 pp. – inviatomi dall’autrice) 

730 pagine non sono di sicuro poche per un libro. Questo, ahimè, non ha giocato molto a suo favore: le prime 2-300 pagine si sono rivelate estremamente coinvolgenti e piene di azione, ma superata questa soglia l’entusiasmo iniziale sembra essere un po’ venuto meno, tanto che in certi punti ho sfiorato la noia.
L’inizio, in compenso, mi è piaciuto davvero molto, e trovo che sia notevole per una scrittrice esordiente: nel primissimo capitolo viene illustrata la nascita del background in cui si svolgerà la storia… background, credetemi, davvero niente male. Specialmente riguardo ai personaggi, inoltre, penso che l’autrice abbia fatto un ottimo lavoro: tutti hanno un carattere, una voce, dei pensieri diversi.
Parlando di stile, invece, qui purtroppo casca un po’ l’asino. Per esempio, mentre Akira ci descrive l’inizio della prima di giornata dopo le vacanze, pare che abbia la smania di riferirci tutto quello che può: come funziona nei dettagli il suo lavoro, quali sono i compiti dei giovani, quanto sono tuttora critici i rapporti tra Axer e Craisi, e così via… a volte, purtroppo, anche con l’ausilio dei terribili infodump. Purtroppo, dunque, un inizio che altrimenti sarebbe stato magnifico viene sporcato da una serie di piccoli errori… se vogliamo non particolarmente gravi, ma comunque fastidiosi.
Comunque sia, non è affatto il caso di bocciare questo romanzo per via di questi difetti, anche perché, come ho già detto, i pregi non mancano. Non mi va di svelare troppo, perciò vi basti sapere che il finale mi ha stupito, e non poco: piuttosto inaspettato, ma assolutamente all’altezza delle aspettative, e soprattutto portatore di un messaggio che è tra i più belli che ci possano essere.
(Recensione completa qui.)

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> Lettere dal buio, Elvio Bongorino e Germano Dalcielo (168 pp. – inviatomi dagli autori in formato eBook) 

Snobbare un racconto solo per la sua brevità è spesso un grave errore: proprio perché scrivere un buon racconto è tutt’altro che facile, spesso l’abilità di un autore viene fuori proprio da come è stato in grado di realizzare la sua storia breve. E, come avrete intuito dalle quattro goccioline, pare proprio che Germano Dalcielo ed Elvio Bongorino abbiano fatto centro.
Parlando di narrazione e di stile, trovo che un aggettivo adatto per descriverli sia frizzante: le frasi si susseguono a un ritmo serrato, spingono ad andare avanti con la lettura, non lasciano un attimo di respiro. Mentre leggevo, il mistero, l’angoscia, la paura permeavano letteralmente le pagine. Non capita certo di frequente di trovare uno stile così fluido e coinvolgente e allo stesso tempo curatissimo in ogni parola – accuratezza che ho riscontrato anche nel minuzioso assemblaggio dei fatti che si susseguono nei vari racconti. Insomma, in questo caso il talento è evidente.
Per concludere, dunque, Lettere dal buio e i suoi autori sono assolutamente da tenere d’occhio: non è facile riuscire a trovare gioiellini come questi racconti, credetemi.
(Recensione completa qui.)

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Per oggi è finita. E voi? Avete letto dei libri durante l’ultimo mese dell’anno?
Ah, ditemi anche cosa ne pensate della novità! 🙂

8 pensieri su “Letture di dicembre

  1. Grazie per aver recensito il mio racconto e per il link al blog ^_^ Lo stile è ispirato a quello del leggendario Robert E. Howard, che putroppo sono ancora ben lontano dall’eguagliare per scorrevolezza e maestria; ah, ma un giorno ci riuscirò! ^_^

    • Ma grazie a te! 🙂 E comunque non preoccuparti, anzi, perché scrivere vuol dire sempre migliorare: quando si acquista la consapevolezza di non poter più migliorare, si smette automaticamente di essere scrittori, perciò vai tranquillo e scrivi =)
      Forse ti sembrerà strano sentirti dire queste cose da me, che come te ho ancora molto da imparare (di sicuro ancora più di te, data la mia giovane età 🙂 ), ma penso che tutti gli scrittori e aspiranti tali debbano scontrarsi prima o poi con questa realtà… che da un lato è una rottura, perché può essere snervante non sentirsi mai soddisfatti, ma dall’altro è proprio il bello dello scrivere 😉

      Ah, dimenticavo: scusa per il ritardo! X.X In realtà era già da un po’ che l’avevo letto, ma forse per il fatto che è un racconto inedito era passato in secondo piano rispetto agli altri… vabbè, spero di avere rimediato 🙂

    • Sono contenta che ti piacciano! ^^
      Le stelline le avevo prese da un sito perché avevano giá i mezzi voti, ma nemmeno a me piacevano… e poi le gocce sono più in stile col resto del blog! 🙂

Stretta è la soglia, larga è la via: dite la vostra, che ho detto la mia!

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