Recensione: Tokyo Night

Anche se con un po’ di ritardo (il libro mi è arrivato un mese fa), finalmente sono riuscita a leggere Tokyo Night di Chiara Gallese, perciò ecco qui il mio parere a riguardo.

Titolo: Tokyo Night
Autore: Chiara Gallese
Genere: narrativa, Giappone
Pagine: 274
Anno di pubblicazione: 2010
Prezzo: € 13,00
Formato: copertina morbida
Valutazione

Ringrazio l’autrice per avermelo inviato in formato eBook.

 

Prima di cominciare con questa recensione, desidero fare una piccola premessa: le mie conoscenze sul Giappone sono piuttosto scarse. Tutto ciò che so a proposito della cultura giapponese deriva dalla mia passione per le arti marziali, e “purtroppo” questo libro tratta molti aspetti del Giappone, tranne – ovviamente – quello in cui sono esperta… ^^ Con questo voglio semplicemente dire che non è stato facile per me recensire un romanzo come questo, che parla di argomenti a me quasi del tutto estranei. Tuttavia, ammiro e ringrazio Chiara Gallese per essere riuscita a creare una storia che, nonostante sia rivolta a un pubblico di amanti del genere, è stata in grado di appassionare anche chi, come la sottoscritta, ha solo una vaga conoscenza della complessa e affascinante cultura nipponica. Detto questo, cominciamo.

È stato piacevole immergersi tra le pagine di Tokyo Night e conoscere Keiko, ragazza giapponese sulla soglia dei trent’anni. Lei è una giovane come tante altre, e durante tutto il libro la troviamo alle prese con i problemi della sua età, come gli entusiasmi e le delusioni dovuti agli innamoramenti, la difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro, i problemi di conflitti con la sua famiglia, la consapevolezza che non sempre la vita ci dà ciò che le chiediamo…
La sua storia, come non sarà difficile intuire leggendo le notizie che ci vengono date sulla vita dell’autrice, presenta numerosi tratti autobiografici, ed è stato forse questo a renderla maggiormente reale ai miei occhi: Keiko è infatti, a mio parere, un ottimo personaggio. Non è facile trovare un libro di narrativa in cui la protagonista femminile non sia più un maschiaccio o una specie di superdonna che altro, oppure che non incarni il cliché della ragazza in apparenza fragile e timida ma che in realtà possiede una notevole forza d’animo, o viceversa che si comporti da dura ma abbia un cuore tenero come il burro.
Non è facile, eppure Chiara Gallese c’è riuscita con la sua Keiko. Lei è giovane, inesperta, angosciata dal passato ma desiderosa di credere in un futuro migliore. Ma l’autrice non si limita a dirci tutto questo: lei ce lo mostra, eppure non lo fa in modo palese. Anche per gli altri personaggi, come i due coprotagonisti Masayuki e Michele, vale la stessa cosa: tutti ci vengono dipinti attraverso le varie situazioni, in un modo che ci fa comprendere il loro carattere e la loro personalità, ma tuttavia rimanendo distante e circondandoli così di un alone misterioso che fa sorgere spontanea la domanda: “Ma saranno veramente così oppure mi stanno nascondendo un aspetto nascosto della loro indole?”.
Tokyo Night, però, non è solo la storia di Keiko, di Masayuki, di Michele e degli altri personaggi: è un vero e proprio viaggio, idealmente indicato dalle varie fermate della metropolitana di Tokyo (ci viene detto, infatti, che ogni capitolo ha il nome di una stazione), attraverso l’affascinante cultura e le profonde origini del Giappone. Durante il corso della storia, ci viene dipinta una Tokyo frenetica ma che conserva intatta tutto il suo fascino.
L’autrice, inoltre, non perde occasione di istruirci a proposito della vita di tutti i giorni, descrivendoci i piatti giapponesi, gli oggetti tipici, l’arte del disegnare fumetti e cartoni e quella di comporre poesie, se necessario spiegando anche il significato dei termini specifici. L’ho trovato, in pratica, un giusto equilibrio tra una semplice storia e un saggio sui vari aspetti del Giappone. Un romanzo molto accurato, in poche parole.
Si percepisce che Chiara Gallese ama il Giappone e che cerca di far trasparire questa sua passione in quello che scrive. Gli eventi che compongono la storia sono stati ottimamente incastrati l’uno nell’altro: in Tokyo Night nulla viene lasciato al caso, ed è questo, secondo me, uno dei maggiori punti forti del romanzo.
Anche per quanto riguarda lo stile non c’è niente da dire: a parte qualche piccola svista, probabilmente dovuta alla scarsa attenzione e alla mancanza di editing (il libro è stato autopubblicato tramite Lulu, un Print on Demand), l’ho trovato molto ben scritto, anche considerato che l’autrice è alla prima pubblicazione. Keiko ci riferisce in prima persona i suoi pensieri in modo diretto, tutto sommato semplice ma ugualmente dinamico e coinvolgente. Accurato ed elegante, oserei dire.
Una delle mie frasi preferite? Sicuramente questa:

L’eleganza acquosa delle membra bianche si spargeva in ampi movimenti fluttuanti, davanti ai nostri occhi sbarrati al di là del vetro. Queste creature del tutto diverse da noi avevano un loro mondo sommerso a cui potevamo solo avvicinarci attraverso una grande finestra, senza mai poterlo raggiungere. I tentacoli viola, rosa, azzurri, lisci oppure pieni di balze e filamenti sottili, si muovevano avanti e indietro nell’immensa vasca, secondo una logica geometrica e perfettamente simmetrica. C’era un non so che di primordiale nella loro esistenza, che mi faceva venire i brividi.
«Hai mai visto qualcosa di più delicato e elegante?» chiesi mormorando, rivolta alla mia mano aperta sul vetro luccicante.

Molto evocativa, secondo me.

Insomma, come potete vedere, questo libro è riuscito a conquistare anche una che, come me, non è affatto attirata dal Giappone, oltre che a meritarsi 4 stelline. Una piacevole lettura che è anche una metafora di vita, e per di più un vero e proprio viaggio attraverso la cultura giapponese.
Ve lo consiglio.

24 pensieri su “Recensione: Tokyo Night

  1. *_*
    Grazie Marta, che gentile! Ero preoccupata che non ti piacesse, e attendevo con ansia la tua opinione, ma non credevo che sarebbe stata così positiva ^O^
    Sono davvero felice che tu non abbia trovato errori orrendi come nei fantatrash XD

    • Sono contenta che ti sia piaciuta! =) Guarda, non essendo esperta di Giappone, può darsi che eventuali errori mi siano sfuggiti, ma in ogni caso si è rivelata una lettura piacevole. Quindi grazie a te per avermi fatto passare delle buone ore di lettura! =D

  2. La trama della ragazza ingarbugliata in problemi di cuore (vari ed eventuali) non mi ha mai attirato, anzi quando un libro tratta di questo, passo sempre. Tuttavia lo sfondo nel quale si ambienta il libro pare interessante, evocativo e pieno di elementi interessanti.
    Marta, come hai fatto ad interessarti alle arti marziali senza guardare il resto? E’ tutto strettamente correlato eh…;)

    • Be’, semplicemente, la mia passione per un cartone animato sulle arti marziali mi ha spinto a iniziare a praticare karate, ma non ho mai avuto un così grande amore per il Giappone da appassionarmi anche ad altre cose, come i fumetti e i cartoni animati. Ecco perché se mi chiedere qualcosa sulle arti marziali vi rispondo (quasi) sempre, mentre manga, anime & co non mi attirano più di tanto ^^
      (Il castello errante di howl, però, è un film che mi piace un sacco *-*)

      Comunque, è proprio il background che mi è piaciuto di più ^^

      • Quello è l’aspetto più famoso tra i giovani, ma il Giappone è fatto soprattutto di filosofia (confucianesimo, buddhismo), religione (shintoismo), arte (Hokusai), letteratura (il premio Nobel Oe).
        Chiunque abbia fatto karate mi ha detto che si tratta di una disciplina non solo fisica, ma anche cuturale, in cui l’atteggiamento mentale è molto importante (adesso non ditemi che avete visto Il ragazzo dal kimono d’oro!), e che la cultura giapponese vi rientra sotto vari profili. Non è stato così per te?

      • Sì, certo: il mio sensei ci dice sempre che il karate non è solo un’arte marziale ma anche e soprattutto uno stile di vita. Ciononostante, non posso dire che l’arte, la letteratura e in generale la cultura giapponese mi attirino più di tanto, però forse questo accade perché semplicemente non la conosco, quindi ti ringrazio di nuovo per aver scritto una storia che me l’ha spiegata meglio! 🙂

      • Letta: più o meno è sulla falsa riga di quello che ho scritto io:) In effetti, i libri che non hanno una trama specifica, lasciano come quel senso di incompiuto che un pò lascia anche perplessi. Però c’è da dire anche che, prendiamo come esempio “Il ritratto di Dorian Gray”, che pur non avendo una trama (solo quella del ritratto) Wilde ci omaggia con una scrittura incredibile. Questo per dire che a volte la trama non è tutto…

  3. Karate? Quella è l’arte marziale meno indicata in assoluto: se vuoi davvero entrare in contatto con usanze e costumi medievali giapponesi, allora dovresti fare Katori Shinto Ryu (l’arte della spada dei samurai) o Hoki Ryu (arte di estrazione e rinfodero) entrambe comunque viaggiano assieme. Il karate moderno è diventata una barzelletta ormai…

  4. Descrivimi il carattere della protagonista, per favore.
    Sai… io non l’ho letto e mi incuriosisce sentire il parere di un lettore diverso dalla persona che ha fatto la recensione.

  5. Dai, Critico, non farti pregare… visto che ritieni questo libro quasi il miglior libro della tua vita sarai ben in grado di parlarmene…

  6. non credo proprio, amico mio. comunque tu non mi hai ancora risposto…
    mi descrivi il carattere della protagonista? su, visto che hai letto il libro non dovrebbe essere difficile.

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