Letture di giugno 2013

Primi giorni di lavoro come baby sitter: alcuni bambini già da rinchiudere, altri semplicemente adorabili… ma del resto il mondo è bello perché è vario, non trovate? L’impegno richiesto è tanto, perciò non c’è niente di più bello, a fine turno, di sdraiarsi all’ombra e leggere un po’ in un prato stupendo… invidiatemi pure 🙂 Intanto, come sempre, ecco a voi le letture di giugno!

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[Recensione] Atlantis – Il sangue del lupo

Sono ufficialmente in vacanza, evvai! Ok, solo per una decina di giorni, perché poi si comincia a lavorare, però meglio di niente. Per festeggiare, ecco a voi la recensione di un bel libro del progetto! 🙂

Titolo: Il sangue del lupo
Fa parte di: Atlantis (#2/3)
Autore: Roberta Usai
Tags: med fantasy, dimensioni, magia, mitologia
Editore: La Riflessione
Collana: Fantasy
Pagine: 480
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo: €16,00 (eBook €2,99)
ISBN: 9788862119597
Formato:  brossura, eBook
Valutazione: 

Grazie all’autrice per avermi spedito il libro.

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RIASSUNTO – La morte di Centauro ha decretato la fine della decennale tirannide, ma non ha fermato la violenza: quartiere dopo quartiere, fratello contro fratello, la guerra civile per conquistare il trono di Atlantide sta insanguinando la terra dell’isola maledetta; i lupi sacri stanno morendo uno dopo l’altro, mettendo in pericolo le difese di Atlantide; oltre il Mare Nostrum, Greci e Romani stringono una pericolosa alleanza e si preparano alla Battaglia Finale. Guerra, morte e potere: a questo vanno incontro le Custodi del Pendolo, che ritroviamo più mature e consapevoli, ma anche più spaventate e insicure. Unite dall’amore fraterno ma divise dal gelido mare del Nord, Anne e Kirsten dovranno affrontare da sole i pericoli di un mondo ostile, le loro paure e le responsabilità di chi deve proteggere la propria patria e i propri amici.
“Il sangue del lupo”, volume centrale della trilogia di Atlantis, apre nuovi scenari sul già variegato mondo di Atlantide, chiude alcuni punti lasciati in sospeso e ne complica di altri, in un crescendo di emozioni e colpi di scena che vi lasceranno col fiato sospeso, in attesa del capitolo finale.

robertaL’AUTRICE – Roberta Usai nasce a Cagliari il 13 agosto 1991. Appassionata lettrice sin dalla più tenera età, inizia a scrivere racconti a otto anni, quando riceve la sua prima macchina da scrivere. Comincia a scrivere la trilogia di Atlantis già nel 2006. Nel 2011 pubblica il primo volume della trilogia, nonché il suo primo romanzo: “La maledizione del Centauro”, edito da La Riflessione.

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Recensione: Atlantis – La maledizione del centauro

È il momento di una nuova recensione: stavolta tocca al libro di Roberta Usai, il primo volume della trilogia Atlantis, che come al solito… Non sto a ripetermi, tanto ormai già lo sapete.

Titolo: Atlantis (#1/3)
Sottotitolo: La maledizione del Centauro
Autrice:
Roberta Usai
Genere: Med-fantasy, bidimensionale
Editore: La Riflessione
Collana: Fantasy
Pagine: 424
Anno di pubblicazione:
2011
ISBN: 9788862116756
Prezzo: € 20,00
Formato: brossura
Valutazione:
Ringrazio l’autrice per avermelo spedito.

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Oggi parleremo del romanzo di una “baby scrittrice”: Roberta Usai, infatti, è nata nel 1991 e ha iniziato a scrivere il suo Atlantis già a 15 anni.
Cominciamo bene!, direte voi, è in arrivo di sicuro un’altra delle sue stroncature. E invece no; come potete vedere dalle tre stelline e mezzo che ho assegnato come valutazione, per stavolta no. Ma prima di cominciare con questa recensione, diamo come al solito una letta al riassunto sul retro di copertina:

Le gemelle Anne e Kirsten Fletchey non vedono l’ora di crescere, per questo il giorno del loro tredicesimo compleanno hanno stretto un patto: mai più fantasie. Ma la notte della vigilia di Natale di due anni dopo, Anne e Kirsten faranno una scoperta che cambierà per sempre la loro vita: sono le Custodi del Confine, le protettrici di un orologio a pendolo magico capace di trasportarle dalla Sardegna alla mitica isola di Atlantide. Ad Atlantide, Anne e Kirsten si uniranno a un gruppo di fuorilegge che da dieci anni cerca di destituire il tiranno Centauro, che con il suo arco maledetto riduce in schiavitù chiunque venga colpito. Dove si nasconde l’arco? Chi ha tradito i Fuorilegge, rivelando l’identità di uno di loro? Le Custodi riusciranno a salvare Atlantide? Tra Ninfe, creature ancestrali, guardie crudeli, traditori e nuovi amici, Anne e Kirsten dovranno vedersela anche con il loro lato più razionale, abbatterlo e accettare che, in un altro mondo, gli dèi interferiscono nella vita degli uomini, la magia esiste e nei boschi vivono creature mitiche come centauri, fauni e sirene. Un’avventura ai confini di questo mondo, ma anche un romanzo di formazione, in cui due adolescenti ricercano il proprio ruolo nel mondo. 

Per quanto riguarda la trama, devo dire che Atlantis mi ha lasciata proprio soddisfatta: tra le tante sfumature che può assumere il genere fantasy, il med-fantasy, ovvero quello caratterizzato da un’ambientazione mediterranea, è di gran lunga una delle mie preferite. Sarà che a furia di sentir parlare di fantasy nordico sto sviluppando una sorta di allergia verso i cloni del Signore degli Anelli, cosicché appena si preannuncia anche una minima aria di novità non me la lascio assolutamente scappare.
In cosa consiste la novità, in Atlantis? Be’, innanzitutto, il fatto che sia ambientato non nel solito mondo fantasy fatto con lo stampino, bensì in Sardegna e, successivamente, in un’Atlantide molto particolare: questa Atlantide, in pratica, non è che la dimensione parallela della Sardegna stessa, come si vede anche dalla cartina, abbozzata ma ben fatta (tranne forse per la catena di montagne perfettamente triangolari…), che si trova a inizio libro.

Come appare l'isola di Atlantide nel romanzo.

Qui troverete un centauro tiranno che possiede un arco magico, un arco che dopo duecento trenta vittime esatte donerà l’immortalità al suo proprietario; e troverete un gruppo di ribelli il cui obbiettivo è impedirglielo ad ogni costo.
Anne e Kirsten, invece, sono due gemelle sarde (hanno però nomi inglesi perché la loro famiglia viene dalla Gran Bretagna) di 15 anni, che vivono a Guspini e frequentano la seconda superiore al liceo classico di Villacidro. Queste due sono città realmente esistenti in Sardegna, la regione dove è nata e vive la stessa autrice: come si intuisce leggendo le varie note biografiche, infatti, in Atlantis gli elementi autobiografici sono numerosi.

Parliamo delle due protagoniste, Anne e Kirsten, appunto. Come molti dei più famosi gemelli letterari e cinematografici, le nostre due sorelle sono caratterialmente molto diverse fra loro: Anne è riflessiva, diligente e studiosa, tanto che all’inizio appare come la secchiona di turno; Kirsten, invece, appare impulsiva, anticonformista, per niente incline a seguire le regole, e preferisce di gran lunga praticare arti marziali e comportarsi da maschiaccio piuttosto che impegnarsi per andare bene a scuola. In una cosa però le gemelle si trovano d’accordo: da ormai due anni hanno stretto il patto di smetterla una volta per tutte con le fantasie tipiche dei bambini. Vogliono diventare grandi, loro: vogliono sentirsi grandi.
Il patto in un primo momento pare funzionare: niente più diari segreti, niente più amici immaginari, niente più libri di fiabe. Però, Anne e Kirsten sanno fin troppo bene che non possono continuare in questo modo, anche se nessuna delle due – Anne in particolare – vuole ammetterlo. Sarà grazie a Francis, uno dei fratelli maggiori delle ragazze (gli altri sono Mark e Brian), che le sorelle vedranno veramente le cose come stanno: sebbene gli enormi libri di fisica, di filosofia e di altri argomenti “per grandi” sembrino appassionare Anne per davvero, non ci vuole tanto per capire che in realtà, quando la giovane si reca in biblioteca, cerca sempre di avvicinarsi, come attratta da una forza misteriosa, allo scaffale dei fantasy piuttosto che a quello di saggistica. Lo stesso vale per Kirsten, che però cerca spesso di dissuadere la sorella: non c’è niente di male nel fantasticare ogni tanto, le dice, e anche Francis ripete spesso questo. Ma Anne non ne vuol sapere… almeno fino a quando alle due gemelle non cominciano ad accadere strani fatti: il bizzarro comportamento di Mark, che salta la scuola non per svogliatezza ma per i tagli che si trova di mattina appena svegliato, dopo una notte piena di incubi; la reazione del maggiore tra i fratelli, Brian, che fin da ragazzino tratta il povero Mark come un reietto e la conseguente discussione in famiglia; il singolare incontro con un vecchio dai mille segreti, che racconta loro di un misterioso orologio a pendolo…
Sarà proprio da questo orologio che avrà inizio tutta la meravigliosa storia delle gemelle: la notte di Natale toccano il pendolo e vengono catapultate ad Atlantide, dove scopriranno di essere due Custodi del confine e conosceranno i gemelli Zaris e Simon, Robore, Maghreb e tutti gli altri ribelli che da dieci anni cercano di eliminare Centauro, il tiranno dell’isola. Da qui avranno inizio una serie di mirabolanti avventure che le vedrà protagoniste e che farà loro capire che le fantasie di quando erano piccole non erano poi così stupide e infantili.

Riguardo alla trama, dunque, le cose vanno molto bene: non si tratterà senz’altro del fantasy più originale di tutti i tempi, ma gli stereotipi che vi si trovano, come le prescelte e il passaggio da un mondo all’altro, sono equilibrati dagli aspetti originali, come ad esempio il complesso e ben costruito background dell’isola di Atlantide, che l’autrice ha dipinto un poco per volta con abilità, senza scadere quasi mai nei tipici errori in cui cascano gli esordienti.
Parlando di stile vero e proprio, a lettura ultimata penso che il libro possa dividersi in tre parti:

• La prima, che introduce le protagoniste, la loro famiglia e il contesto in cui vivono, l’ho trovata estremamente coinvolgente. Mi ha fatto entrare nella storia in men che non si dica, mi ha catapultato immediatamente al fianco delle due gemelle, e posso ben dire che incipit del genere sono tutt’altro che frequenti.
D’altra parte, però, alcuni difetti non mancano: ho avuto l’impressione che l’autrice avesse la smania di raccontarci più cose possibili sulla vita quotidiana di Anne e Kirsten, parecchie delle quali oserei dire non utili ai fini della storia. Dato che il libro lascia molte domande aperte in attesa del sequel, non saprei dire se questi dettagli, a mio parere insignificanti, che ci vengono forniti siano davvero degli optional oppure siano collegati a qualcosa che accadrà in seguito, ma il fatto che spesso il narratore fermi la storia per descriverci l’aspetto fisico di quasi ogni singolo personaggio che si incontra o per informarci che la professoressa di latino delle gemelle è la moglie del loro fratello maggiore non mi ha del tutto convinta.
Specialmente nel primo capitolo troviamo una serie di descrizioni a raffica: Anne si sveglia di soprassalto dopo un sogno strano, e non fa in tempo a scendere dal letto che il narratore attacca a raccontarci –  spesso anche cadendo nel tranello del PoV ballerinotutto quel che sa sulle gemelle. Questo, in un certo senso, è un bene, perché ce le presenta subito per quello che sono; d’altra parte, però, non è piazzando a inizio storia una pagina zeppa di raccontato che si caratterizzano bene i protagonisti. Per esempio, al posto di una descrizione del genere:

Kirsten era la tipica ragazza un po’ maschiaccio: camminava a testa alta, amava le arti marziali e sapeva farsi rispettare dai ragazzi che le causavano spesso guai seri. Ma Kirsten era una tosta, e sapeva cavarsela in ogni caso. Non amava particolarmente studiare, né leggere, e per un certo patto stabilito due anni prima con la sorella, non accettava le fantasie. Anne, invece, era la studentessa modello tutto casa e biblioteca, sempre occupata a studiare per guadagnarsi un bel dieci in greco. Evitava i litigi, i problemi e se poteva anche le persone stesse. Sopportava a mala pena le sue coetanee, e se c’era una cosa che proprio non accettava erano il Natale e le fantasie legate a esso. Non credeva in nulla che non fosse razionale e accusava di stupidità i sognatori e gli irrazionali. Per il suo carattere così chiuso e impenetrabile non incontrava di certo il favore degli estranei.

avrei preferito di gran lunga che il narratore avesse mostrato il carattere delle due sorelle facendoci vedere il loro atteggiamento, le loro passioni, il loro carattere. Così tutto si riduce a un susseguirsi di frasi piatte e poco coinvolgenti, ed è stato forse questo che ai miei occhi ha reso le due ragazze piuttosto antipatiche fin dal primo momento: in generale, io e i personaggi di sesso femminile dei libri fantasy non andiamo d’accordo, e lo stereotipo delle due ragazze una saputella e l’altra maschiaccio non mi è mai piaciuto. Per fortuna, nella seconda parte le cose sembrano migliorare: i loro caratteri e il modo di comportarsi diventano più profondi e più ricchi di sfaccettature. L’iniziale tendenza a essere Mary Sue, quindi, scompare quasi del tutto; ciononostante, non è stato comunque facile affezionarmi alle due protagoniste.

• Dopo che le gemelle sono giunte ad Atlantide e si sono unite al gruppo dei fuorilegge, ha inizio la seconda parte, quella a mio parere riuscita peggio delle tre: per sconfiggere Centauro, Anne e Kirsten devono allenarsi per imparare a combattere… e questi capitoli centrali, ahimè, si sono rivelati piuttosto monotoni, addirittura pesanti in alcuni punti. L’addestramento delle gemelle occupa uno spazio consistente all’interno del libro, e sfortunatamente questo spazio risulta ripetitivo e poco coinvolgente.
Paradossalmente, è stato proprio Centauro, il tiranno di Atlantide, che lo ha reso più piacevole di quanto non sarebbe stato altrimenti: Centauro all’inizio appare come uno di quei cattivi davvero cattivi, come dimostra il suo arco magico che rende schiavo chi colpisce e che dopo duecentotrenta vittime gli donerà la vita eterna; poi però si scoprono aspetti nascosti del suo carattere, si viene a conoscere la sua storia, e s’impara che il nostro Centauro ha dei buoni motivi per comportarsi in questo modo. Insomma, dopo un po’ è chiaro che non ci ritroviamo affatto davanti il classico “Sono superkattivo e ci godo, MUHAHAHAAA!”: anzi.
Una menzione speciale va anche ai due gemelli maschi della storia, i simpaticissimi Simon e Zaris, che hanno rallegrato tutto il romanzo con le loro battute divertenti.

• Infine c’è la terza parte, quella che ha salvato tutto: qui la narrazione è serrata e piena di colpi di scena, di rivelazioni e di situazioni che tengono con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Il finale, in particolare, è davvero ben fatto: forse un pelo prevedibile per chi, come la sottoscritta, è fantasy-dipendente, ma rimane ad ogni modo intrigante. Peccato che, come ho già detto, siano davvero tante le domande rimaste in sospeso… e a questo punto non mi resta che sperare che il sequel arrivi in fretta!

Per concludere, La maledizione del Centauro è un libro di sicuro non esente da difetti di vario tipo, ma che comunque ho trovato ben strutturato e originale. Se adeguatamente sistemato, ha tutte le carte in regola per diventare un ottimo fantasy, cosa assai rara nell’attuale panorama italiano.

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Le due sorelle si avvicinarono di più all’orologio, studiandolo da vicino. Anne provò l’impulso irrefrenabile di toccarlo. Proprio quando scoccò la mezzanotte, Kirsten sfiorò il piede della sorella con il suo e Anne sfiorò la lancetta che segnava i minuti. Sentirono un brivido correre lungo la schiena e le braccia. Furono investite da centinaia di minuscole bollicine che esplodevano non appena sfioravano la loro pelle. Poi, sentirono qualcosa premere all’altezza dell’ombelico e la terra staccarsi dai propri piedi. Anche l’aria cambiò: il profumo dell’erba bagnata invase le loro narici e, dopo qualche secondo, al posto della polvere stratificata sul pavimento del salotto, sotto i loro piedi c’erano pietre.
Le gemelle non focalizzarono subito ciò che stava accadendo accanto a loro. I mobili, gli specchi, i quadri, tutto era sparito.

Letture di ottobre

Come ogni mese, eccovi il resoconto dei libri letti durante ottobre.

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> Il vento della luna – Daniele Monte (408 pp. – Inviatomi dall’autore)
Ogni tanto capita di trovare libri di autori esordienti, magari pubblicati da case editrici pressoché sconosciute o da Print on Demand, per i quali a lettura ultimata viene da domandarsi: “Ma com’è possibile che questo romanzo non sia un best-seller internazionale?” Senza esagerare, trovo che “Il vento della luna” faccia parte di questi.
Quel che salta all’occhio fin dal primo momento è che chi scrive ha capito alla perfezione cosa vuol dire saper coinvolgere il lettore: la scrittura è dinamica, vivace, capace di trascinare per tutta la durata della storia. La narrazione è serrata, zeppa di colpi di scena, coinvolgente ed emozionante al massimo.
Quindi, in definitiva, se state cercando un romanzo d’esordio che però meriterebbe di trovarsi molto più in alto di dov’è, non potete lasciarvi sfuggire Il vento della luna. Trovo che sia davvero un libro notevole, di quelli che capitano di rado. Complimenti all’autore, dunque!
(Qui la recensione completa.)

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> L’ultimo eroe del Klaidmark – Alberto de Stefano
(284 pp. – Inviatomi dall’autore in formato eBook)

Per quanto riguarda la trama, come probabilmente vi sarete accorti leggendo il riassunto, L’ultimo eroe del Klaidmark non brilla per originalità: come ci racconta l’autore stesso nella presentazione, nello scriverlo si è molto ispirato alla mitologia norrena, e in effetti una certa somiglianza con Il signore degli anelli si percepisce nettamente.
Una nota positiva è che, una volta tanto, ci troviamo con un autore che ha avuto la pazienza di studiare e di informarsi a lungo. Purtroppo però forse è proprio il voler trarre spunto dalla mitologia nordica che ha penalizzato l’originalità. Gli stereotipi più classici del fantasy, infatti, ci sono quasi tutti.
Parlando un po’ di stile… ahimè, non mi ha lasciato del tutto soddisfatta. Per esempio, la punteggiatura è in gran parte da rivedere: spesso la si trova in eccedenza, cosa che rende il testo pesante e farraginoso, nonché inutilmente frammentato. Inoltre, a volte il PoV è ballerino, e la scelta dei termini non è delle migliori: il lessico è monotono, e a volte si ha l’impressione che laddove ci sono dieci parole se ne sarebbero potute mettere solo tre senza stravolgere il senso della frase.
Per concludere, L’ultimo eroe del Klaidmark è senz’altro un romanzo che ha del buono: sarebbe però bastata una maggior cura per i dettagli e uno sforzo di essere più originale per risultare migliore. Questo, ahimè, lo ha penalizzato molto, secondo il mio punto di vista, ma tuttavia i personaggi ben caratterizzati e perlopiù interessanti salvano le cose; dunque, si tratta di un libro in cui pregi e difetti si compensano a vicenda.
(Qui la recensione completa.)

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>Il libro dei coniglietti suicidi + Il ritorno dei coniglietti suicidi – Andy Riley
(84 pp. + 100 pp. – Letti in eBook)

Divertentissimo e assolutamente geniale. Alcune vignette le ho trovato un po’ di dubbio gusto (per questo ho dato 4 stelline invece che qualcosa di più), ma è stato comunque spassoso scoprire quali bizzarri metodi si inventavano i nostri amici coniglietti per suicidarsi. Ve li consiglio: le risate sono assicurate.

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> Il caso Jane Eyre – Jasper Fforde (378 pp. – Preso in biblioteca)
Ho scoperto questo romanzo su aNobii, in particolare grazie al libro Cuore d’Inchiostro di Cornelia Funke: un utente aveva recensito quest’ultimo affermando che l’idea del “salto dentro al libro” non era originale, bensì si ispirava, appunto, al Caso Jane Eyre. Inutile dire che credo non ringrazierò mai abbastanza quell’utente per avermi fatto conoscere un libro così bello.
Ci troviamo in un 1985 in cui tutto ruota attorno ai libri, tanto che esiste persino il reparto dei “detective letterari”, che si occupano dei casi riguardanti i libri, di cui fa parte anche la protagonista, Thursday Next. In questo mondo c’è un uomo che è semplicemente la terza persona più ricercata del pianeta, e questo uomo ha un piano terribile: rubare il manoscritto originale di Jane Eyre dalla casa delle Brontë, intrufolarsi nel romanzo grazie all’invenzione dello strambo dottor Mycroft, rapire la povera protagonista e chiedere ai lettori un riscatto enorme per riaverla indietro. Toccherà a Thursday indagare, risolvere la situazione e, possibilmente, evitare che il romanzo risulti stravolto (considerato, infatti, che Jane Eyre è narrato in prima persona, il libro durerebbe meno di 150 pagine). Insomma, un’idea che io reputo geniale. Non le darei 5 stelle piene perché ho trovato i personaggi non caratterizzati a dovere e perché i molti nomi sono difficili da ricordare, ma è senz’altro un libro che merita. Spietatamente, sadicamente e perfidamente fantastico il personaggio di Acheron Hades.

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> Atlantis, La maledizione del centauro – Roberta Usai (424 pp. – inviatomi dall’autrice) 
Per quanto riguarda la trama, devo dire che Atlantis mi ha lasciata proprio soddisfatta: tra le tante sfumature che può assumere il genere fantasy, il med-fantasy, ovvero quello caratterizzato da un’ambientazione mediterranea, è di gran lunga una delle mie preferite.
In cosa consiste la novità, in Atlantis? Be’, innanzitutto, il fatto che sia ambientato non nel solito mondo fantasy fatto con lo stampino, bensì in Sardegna e, successivamente, in un’Atlantide molto particolare.Non si tratterà senz’altro del fantasy più originale di tutti i tempi, ma gli stereotipi che vi si trovano, come le prescelte e il passaggio da un mondo all’altro, sono equilibrati dagli aspetti originali, come ad esempio il complesso e ben costruito background dell’isola di Atlantide, che l’autrice ha dipinto un poco per volta con abilità, senza scadere quasi mai nei tipici errori in cui cascano gli esordienti.
Per concludere, La maledizione del Centauro è un libro di sicuro non esente da difetti di vario tipo, ma che comunque ho trovato ben strutturato e originale. Se adeguatamente sistemato, ha tutte le carte in regola per diventare un ottimo fantasy, cosa assai rara nell’attuale panorama italiano.
(Recensione completa qui.)

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> Comodo… ma come dire… poca soddisfazione – Gianluca Fracasso (186 pp. – inviatomi dall’autore in formato  eBook)  
Come troviamo scritto nell’introduzione al romanzo, l’obiettivo di questo libro vuole essere stuzzicare e avvicinare i non addetti ai lavori al complesso mondo della fisica quantistica e in generale della scienza, e soprattutto cercare di sfatare quei luoghi comuni, secondo i quali essa è fatta solo di nozioni indecifrabili per noi poveri mortali, che ci fanno storcere il naso solo al sentirli nominare. È un’impresa ardua, considerato quanto certi pregiudizi siano duri a morire; eppure, a mio parere, con il suo Comodo… ma come dire… poca soddisfazione Gianluca Fracasso ha proprio centrato il punto.
Parlando in particolare dello stile, l’uso frequente dei discorsi diretti rende la narrazione scorrevole, e soprattutto rende tutti i personaggi  palpabili come se fossero reali, molto ben caratterizzati. Peccato che, ogni tanto, qualche dialogo risulti un poco forzato e che i frequenti errori di battitura e le varie imperfezioni rendano parecchio fastidiosa la lettura. Ed è un peccato, perché Comodo… ma come dire… poca soddisfazione è veramente un romanzo che merita, sviluppato da un’idea insolita e originale come poche.
(Recensione completa qui.)

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> La bambina con il basco azzurro – Daniele Nicastro (118 pp. – inviatomi dall’autore) 
La bambina con il basco azzurro è chiaramente un romanzo rivolto a un pubblico di piccoli, ma vi prego di non intendere questa considerazione come un giudizio di qualità. Qui, infatti, appare chiara fin da subito la capacità dell’autore di riuscire a sviluppare da una fiaba per bambini, che se presa nuda e cruda è poco meno che banale, un racconto che contiene molto di più, in cui vita e morte, bene e male si scontrano e si rincorrono a vicenda, in cui nulla va dato per scontato, a partire dal lieto fine.
Troviamo una bambina per la quale il broncio è l’unica arma segreta posseduta, che all’inizio vi ricorderà una più conosciuta Alice: troviamo persino un coniglio che scappa, un simpatico gatto e uno specchio che fa degli strani scherzetti; tant’è vero che, dal momento stesso in cui la nostra bambina comincia a notare che gli specchi intorno a lei non seguono il suo riflesso ma si muovono da soli, avrà inizio un salto continuo tra quel che c’è al di qua e al di là dello specchio, in cui niente più dovrà essere dato per scontato.
Insomma, a mio parere si tratta di un romanzo d’esordio che sicuramente merita molto, toccante e piacevolissimo da leggere sia per grandi che per piccini. Per questi ultimi, però, mi sentirei di consigliare una lettura in compagnia di un adulto, che possa aiutarli a comprendere alcuni passaggi, soprattutto quelli più drammatici. In definitiva, quattro stelline meritatissime.

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> Cartoline dai morti – Franco Arminio (137 pp. – letto in eBook) 
Un’idea veramente carina è originale, quella di scrivere una raccolta di “cartoline” immaginando che siano stati dei morti a scriverle. Ho apprezzato molto sia quelle dal tono ironico, seppur ugualmente amare, sia quelle più serie e profonde. Una sorta di nuovo Spoon River che si è rivelato molto carino da leggere.