Acquisti di agosto – provviste per l’inverno

Dopo aver scoperto della Legge Levi, o anti-Amazon, non me ne sono certo rimasta con le mani in mano: approfittando degli sconti che molti negozi online hanno fatto durante il mese di agosto, ho fatto mente locale di tutti i libri della “lista dei desideri” di aNobii che mi premeva più acquistare e ho fatto due mega-ordini, uno da Bol e uno da Amazon. Alcuni li avevo già letti grazie alla biblioteca, come i tre color beige che trovate nelle foto qua sotto, ma essendomi piaciuti tantissimo non potevo proprio non averli in casa… quindi andrà a finire che li leggerò di nuovo, e magari ci scapperà anche una recensione, chissà…

In questo modo, comunque, spero di avere provviste a sufficienza per sopravvivere almeno per i primi mesi a partire dall’entrata in vigore della legge (1° settembre). Quando anche queste provviste saranno terminate, passerò definitivamente alla mia adorata biblioteca, purtroppo non fornitissima dei libri che interessano a me (come quelli degli esordienti), e ai negozi di libri usati, come il mitico Orlando Curioso e la libreria Talami di Reggio Emilia e il Melbook Store di Bologna.

Quindi, eccovi un sunto dei miei acquisti vacanzieri, casomai a qualcuno venga in mente di approfittare di questi ultimi due giorni di sconti.

Qui sotto ci sono le due foto che ho fatto ai nuovi arrivati, rispettivamente da Bol e da Amazon:

Continuo a non capire come mai la prima foto sia venuta così schifosa, mentre la seconda così nitida, ma pazienza. Non vi scandalizzerete mica per certi dettagli così insignificanti, no? ^^

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Il CCI (Cassonetto dei Commenti Indegni)

Negli ultimi giorni, Pensieri d’Inchiostro è stato il capro espiatorio degli sfoghi di un utente giunto su questo blog unicamente per prendersela con colei (io) che si era permessa di criticare duramente un libro, nonché per seminare zizzania intasando numerosi post con un gran numero di commenti per lo più altamente stupidi o addirittura maleducati nei confronti miei e degli altri lettori del blog. In un primo momento avevo pensato di cancellare questi commenti poco carini, sperando così che l’utente in questione decidesse di smetterla con i suoi giochetti, ma poi il mio brillante cervellino è stato fulminato da un’idea: ieri sera stavo tranquillamente sguazzando tra i post del blog Gamberi Fantasy quando sono capitata per caso nella cosiddetta “Fogna dei commenti”, ovvero un vecchio post con cui Gamberetta annunciava che avrebbe cambiato la politica a proposito dei commenti stessi. Per chi non lo sapesse, la Fogna è il quartier generale di tutti i messaggi stupidi o, nel migliore dei casi, fuori argomento che hanno insozzato le pagine di Gamberi Fantasy negli anni: ogni volta che veniva pubblicato un intervento del genere, l’amministratrice lo faceva finire nella Fogna, dove era destinato a rimanere a marcire per il resto dei suoi giorni.

Cosa c’entra la Fogna di Gamberi Fantasy con il mio blog? Be’, molto semplicemente, ho pensato di prendere in prestito l’idea di Gamberetta (con un nome diverso, è ovvio) e di utilizzarla anche per il mio Pensieri d’Inchiostro, il tutto per i seguenti motivi:

1) Detesto la censura: per quanto idiota o privo di senso o Off Topic (d’ora in poi OT) possa essere un commento, non mi piace che sparisca senza lasciar traccia da un momento all’altro. Inoltre, non voglio che voi lettori pensiate che il “diritto di veto” che possiedo nei confronti dei commenti, in quanto amministratrice del blog, possa essere usato semplicemente per togliere di mezzo un intervento fastidioso;

2) Visto che tra i commenti dell’utente accennato poche righe più in alto ce ne sono alcuni che potrebbero benissimo essere catalogati tra gli insulti, non mi sembra giusto censurare una prova di quanto sappia essere maleducata la gente sapendo di essere protetta dallo schermo di un computer e da un’e-mail fasulla.

Quindi, presto fatto: d’ora in poi mi prenderò la libertà di spostare in quello che ho deciso di chiamare CCI (il Cassonetto dei Commenti Indegni) tutto ciò che non riterrò degno di comparire tra i commenti seri ad un post qualunque. Lo spostamento non avverrà in tempo reale, dato che non ho intenzione di rimanere connessa a internet 24 ore al giorno, ma se sapete che il vostro messaggio contiene roba palesemente OT, affermazioni senza senso o insulti di vario genere, scriveteli direttamente qui e mi farete un grosso favore.

A proposito: nel CCI non finiranno solo i commenti irrispettosi, OT e quant’altro, ma anche le eventuali repliche (e quindi anche dei miei messaggi) che costituivano la discussione, quindi se vedete che un vostro commento è stato cassonettizzato non significa necessariamente che sia proprio quel commento a essere offensivo, fuori argomento, ecc…

Un’ultima piccola indicazione per un uso consapevole del CCI:  se volete fare una domanda o dire la vostra su un argomento non legato ad alcun articolo, potete farlo tranquillamente qui. Non è detto che aver scritto un “commento indegno” sia per forza un male, anzi: come potrete notare leggendo tra i commenti qui sotto, nel CCI ci sono anche discussioni divertenti e interessanti.

Già che ci siamo, permettetemi di fare un paio di precisazioni riguardo ai commenti:

1) Se vi accorgete di aver commesso un errore ortografico o grammaticale in uno dei vostri interventi, NON scrivetene un altro per correggervi. Siamo su internet: una svista può capitare a tutti. Magari impiegate trenta secondi in più per rileggere ciò che scrivete, ma se vi sbagliate non fa nulla, davvero. (Se invece voleste farmi notare un errore che ho commesso io in uno degli articoli, fatelo pure senza timore: provvederò subito a correggerlo e a ringraziarvi per avermelo fatto notare. Anche i migliori sbagliano, quindi figurarsi io.)

2) Sono capitati un paio di messaggi privi di senso, composti premendo a caso lettere sulla tastiera (es: “gngrvsfrv”). Inutile dire che questi verranno cestinati immediamente. Avete letto bene: cestinati, non cassonettizzati.

3) A volte WordPress segna come SPAM dei commenti che in realtà non lo sono (per esempio se contengono un gran numero di link o delle parole “vietate”). Non preoccupatevi se non li vedete comparire, dunque: controllo spesso la cartella dello SPAM e quindi provvederò in breve tempo a sistemare tutto.

4) Per quanto riguarda lo SPAM vero e proprio – che finora non è mai capitato, ma non si sa mai – accadrà la stessa identica cosa dei messaggi privi di senso. Quindi, fate un favore all’intero blog: evitate di spammare e saremo tutti più contenti.

Detto questo, buona giornata a tutti.

PS: è ovvio che, anche se questo è ufficialmente il cassonetto dei messaggi indegni, i commenti – belli o brutti – a proposito del CCI stesso sono sempre bene accetti. Questa mi è parsa una buona soluzione al problema che si era presentato… spero di aver fatto centro, dunque 😉

*       *       *

EDIT del 25/03/12. Visto che, a quanto pare, non mi sono spiegata bene, ribadisco il concetto e mi prendo la libertà di aggiungere una piccola cosa: come potete vedere dal simpatico bannerino appena comparso qui a destra proprio sotto il CCI, i troll che giungeranno su questi lidi saranno perseguitati duramente e costretti ad andarsene con le buone o con le cattive.
Le “buone”, nella fattispecie,  sono un paio di richiami all’ordine e l’eventuale cassonettizzazione; le “cattive”, il cancellamento immediato e inappellabile dei commenti che riterrò indegni persino per il Cassonetto, e ricordatevi che in casi estremi non mi faccio alcuno scrupolo di fare un giretto alla Polizia Postale. Evitate, quindi, di tirare fuori le solite storie: io questo non lo chiamo censurare, bensì difendere quella che – vi ricordo – è casa mia da chi non ha nulla di meglio da fare che insozzare i blog altrui con messaggi idioti.
Spero di essermi chiarita, adesso.

Libro Vs. eBook

Da quando sono comparsi gli eBook, i cosiddetti libri elettronici, sul web si discute molto riguardo a questo spinoso confronto: sono meglio i cari “vecchi” libri cartacei o in futuro si leggeranno soltanto libri in formato eBook.
La discussione tra bibliofili incalliti e sostenitori delle nuove tecnologie è molto accesa: i primi si aggrappano all’odore della carta e alla sensazione delle pagine che scorrono sotto i polpastrelli, i secondi lodano la praticità dell’eBook-Reader; gli uni sostengono che i libri non moriranno mai, gli altri, invece, affermano che presto ciò che oggi si legge su carta verrà sostituito con uno schermo… Insomma, la questione è piuttosto complicata, perché nessuna delle due parti sembra avere intenzione di cedere, e a chi ancora non ha deciso se rimanere fedele ai libri o passare agli eBook viene posta di continuo una difficile domanda: tu da che parte stai?

Ma queste due fazioni in perpetua lotta, fortunatamente, non sono le uniche. Ne esiste, infatti, anche una terza: la fazione composta da coloro che hanno preso in considerazione e analizzato i pregi e i difetti sia dei libri sia degli eBook, e che sono convinti che non ne esisterà uno che prevarrà sull’altro. Sono coloro che hanno iniziato a leggere eBook pur rimanendo fedeli ai libri… ed è di questo gruppo che anch’io faccio parte. Quest’oggi, perciò, non ho intenzione di far uscire l’appassionata bibliofila che è in me elogiando i libri, prendendomela con gli eBook e tirando fuori il solito luogo comune che “la cultura e la tecnologia sono incompatibili”, e nemmeno di scrivere un trattato scientifico sui libri elettronici per accusare i bibliofili accaniti di essere degli inutili tradizionalisti. Oggi mi limiterò semplicemente a scrivere quali sono, appunto, i pregi e i difetti degli uni e degli altri, naturalmente secondo la sottoscritta, e poi a proporvi di fare lo stesso tramite un sondaggio. Cominciamo, dunque.

~ I libri  ~

Pro:

• Si possono sfogliare, carezzare e persino annusare. Un libro può diventare un amico, oltre che un semplice oggetto;

• È bello averli tutti in vista sulla propria libreria, guardarli mentre ammiccano e chiedono insistentemente: “Leggimi, leggimi!”;

• Si possono personalizzare, scrivendovi sopra note o semplicemente sottolineando frasi, rendendoli in questo modo unici nel loro genere. Ed è bello, a distanza di anni, rileggerli per riscoprire i nostri pensieri mentre li leggevamo;

• La sensazione di magia e di mistero che si prova quando si entra in una libreria, specie di libri usati, o in una biblioteca non ha prezzo;

• C’è maggiore “senso di appartenenza”: se io compro un libro, posso dire che quel libro mi appartiene, che è mio e mio soltanto;

• Si possono prestare agli amici, condividendo così quelli che ci sono piaciuti e permettendo a chi ci conosce di assaporare le nostre stesse sensazioni durante la lettura;

• Si possono lasciare sullo scaffale anche per anni, ma quando li riapriremo le storie saranno ancora lì ad aspettarci, e il segnalibro lasciato tra le pagine non si sarà mosso di un millimetro, in attesa del nostro ritorno;

• Un libro invecchia come noi, si rovina e si deteriora, ma rimane pur sempre un libro, e come tale è in grado di raccogliere i pensieri di decenni o addirittura secoli di letture: ecco perché un volume antico ha un certo fascino per chiunque;

• A un libro si possono affidare segreti, come un foglietto chiuso tra le pagine, oppure un oggetto prezioso nascosto dietro una fila di libri;

• Infine, se lanciati possono diventare un’arma bianca da taglio (e fanno pure male!), oppure un metodo sbrigativo per acchiappare un insetto molesto.

Contro:

• Occupano molto spazio, e prima o poi bisogna passare a un altro scaffale. Lo spazio, in ogni caso, è sempre destinato a finire;

• Spolverarli non è cosa da poco, visto che a lasciarli sugli scaffali si riempiono di sporcizia;

• Spesso si trovano a prezzi esagerati, come se gli editori si divertissero a gonfiarli per guadagnare di più. La cosa peggiore è che, quando li si aprono, spesso e volentieri si scopre che è stata utilizzare un’impaginazione che ci leggerebbe anche mio nonno, unicamente per far lievitare il numero di pagine;

• Si possono rovinare, strappare o bagnare: la carta non è esattamente il materiale più resistente e duraturo di tutti. Inoltre, a volte le pagine si staccano o si incollano, le copertine si rovinano, la carta ingiallisce;

• Non è facile trovare tutti i libri che si desiderano in libreria, e doverli ordinare e aspettare per settimane è antipatico. A meno che non si decida di acquistarli online, la disponibilità, dunque, è piuttosto limitata;

• Sono pesanti e ingombranti da trasportare;

• Si possono leggere solo fino a una certa età: spesso con la vecchiaia la vista peggiora, e la lettura non è più semplice come un tempo;

• Suscita un certo disappunto vedere una persona con un libro in mano in un luogo pubblico, specie se affollato, almeno dalle mie parti… forse perché la lettura obbliga a restare in silenzio e in solitudine, a cui spesso si attribuisce un significato negativo, di malinconia o di tristezza;

• Non è molto ecologico: produrre carta costa, e tanto. Per smaltire le copie al macero, inoltre, servono altri soldi ed energia.

~ Gli eBook  ~

Pro:

• Sono prima di tutto libri: se io voglio semplicemente leggere una storia, non cambia assolutamente nulla tra libro ed eBook.

• Sono leggeri e occupano pochissimo spazio: in un eReader, che pesa pochi grammi, si trovano migliaia di libri in pochi Megabyte;

• Si possono leggere ovunque, anche al buio (non con tutti gli eReader, però);

• Si trasportano facilmente: il volume di un eReader è minimo ed entra comodamente in qualsiasi cartella o borsetta;

• Un eReader può essere scambiato per un cellulare o un palmare, perciò si può leggere anche nei posti più impensati (come sull’autobus o in fila all’ufficio postale) senza che nessuno sospetti che si tratti di un libro elettronico, e quindi risparmiando al lettore in questione diverse prese in giro da parte di un qualche simpatico non-lettore;

• Sono di facile reperibilità, si acquistano online e si possono scaricare in pochi secondi, anche direttamente sul proprio eBook-Reader;

• Si trovano spesso gratis, e quindi si può evitare di spendere soldi per un libro non degno di essere acquistato, o magari di avere l’opportunità di leggerlo in anticipo per poi eventualmente decidere di comprarlo;

• Il formato ePub permette di impaginare un eBook come si preferisce, di aumentare o diminuire il numero di caratteri per pagina, in modo da adattarsi a qualsiasi esigenza;

• Grazie a internet si possono condividere con chiunque senza problemi di spedizione: la diffusione è velocissima e praticamente senza barriere;

• È ecologico ed economico: non ci sono sprechi di carta e produrlo non costa quasi niente. Non esistono le copie invendute come con i libri, e da un solo file si possono ottenere migliaia di duplicati;

• Allargando i caratteri, anche le 99enni possono continuare a leggere nonostante la loro cecità.

Contro:

• Il “senso di appartenenza” se ne va: non è possibile dire “Questo eBook è mio e solo mio”, perché un file non è un oggetto da tenere in mano;

• Niente pagine sfogliate o odore della carta stampata, cose indispensabili per molti lettori. Inoltre, per molti è brutto dover leggere attraverso uno schermo “freddo”  a separare il lettore dal libro;

• Sono meno duraturi: è facile eliminare per sbaglio un eBook o renderlo per errore inservibile;

• Oggi esistono i formati PDF ed ePub, ma tra pochi anni ne inventeranno un altro, e poco dopo un altro ancora, e tutte le volte bisognerà adeguarsi, perché il modello precedente di eReader non permette la lettura del nuovo formato;

• Basta una caduta per rovinare irrimediabilmente un lettore di eBook… e in quel caso addio ai libri;

• Leggendo al computer si può benissimo dire addio alla vista; usando un eReader le cose vanno meglio, ma alla lunga stanca lo stesso;

• Non è alla portata di tutti: può essere complicato imparare a usare un eReader;

• Gli eReader costano parecchio e non sono ancora stati perfezionati: acquistandone uno si rischia che diventi presto obsoleto;

• Proprio perché la diffusione e la condivisione sono così semplici, accresce lo scaricamento illegale di libri;

• Provateci a uccidere una mosca con un eReader! Anzi, prima di farlo, guardate questo video, inorriditevi e non provateci nemmeno:


La nuova applicazione Newsday è migliore di un giornale secondo
tutti i punti di vista… eccetto uno.

Ed ecco qui di seguito il sondaggio di cui vi parlavo:

(Se votate, lasciate un commento.)

 

EDIT del 31/10/11: non so chi siano  quei 52 che hanno votato “Non leggo mai”. Possono anche essere la stessa persona che ha votato la stessa cosa per più di 50 volte: non lo so e non mi interessa. Dico soltanto che, secondo me, è un tantino triste non leggere mai e nonostante questo leggere un blog che parla esclusivamente di libri.

Recensione: Immagina

Eccomi di nuovo con la recensione di un altro libro inviatomi tramite il progetto “Libri in cambio di recensioni“: Immagina di Yami.

Titolo: Immagina
Autore: Yami
Genere: fantasy, bidimensionale, Giappone
Editore: Sangel
Collana: Cortona
Pagine: 396
Anno di pubblicazione: 2011
ISBN: 9788897040156
Prezzo: € 18,00
Formato: rilegato
Valutazione:

Ringrazio l’autrice per avermelo inviato in formato eBook.

Ho impiegato più del previsto a concludere questo romanzo, un po’ per la lunghezza (400 pagine non sono poche per un eBook, almeno secondo i miei standard), un po’ perché preferisco comunque dedicarmi a uno dei miei cari “vecchi” libri cartacei piuttosto che a un eBook. Se devo essere sincera, ero partita un po’ prevenuta, dubitando che mi sarebbe toccato di leggere un capolavoro… e invece mi sono dovuta ricredere. Cioè, Immagina non sarà un capolavoro, ma l’ho trovato comunque un buon romanzo.

Feo è un ragazzo come tanti altri: nonostante le sue qualità, non riesce a sentirsi inserito nel gruppo dei suoi coetanei, né a realizzare i propri sogni e ideali. La sua vita sembra avere una svolta quando conosce una ragazza speciale, ma la felicità dura poco, perché un giorno viene separato da lei, e Feo finisce per chiudersi in sé stesso… fino a quando una notte non si addormenta, quasi desideroso di non svegliarsi più. Quando si risveglia, però, si ritrova davanti un vecchio, che si presenta come il custode delle chiavi del passaggio tra il mondo della veglia a Immagina, la terra dei sogni. L’uomo gli offre la possibilità di cercare il senso della sua esistenza lì dove ha dimenticato qualcosa di molto importante, ma lo avverte: non sarà un viaggio facile. Le terre di Immagina non sono popolate soltanto da creature fantastiche e luoghi meravigliosi, ma anche dagli Incubi, entità spaventose che perseguitano gli abitanti e i sognatori, seminando ovunque dolore e distruzione. Ma deve decidere velocemente: il passaggio non può rimanere aperto per molto tempo. E Feo accetta.

Di questo parla il primo capitolo del libro. In che genere di mondo si troverà Feo?, viene da domandarsi. In una terra fiabesca come quella di Alice nel Paese delle Meraviglie o in un mondo incantato come Narnia? Oppure in uno in guerra come la Terra di Mezzo all’epoca delle avventure di Frodo?
No, niente di questo: Feo viene catapultato in una terra fantastica dalle atmosfere giapponesi: è una terra da sogno meravigliosa, popolata da strane creature. Ma i sogni non sono l’unica cosa che la caratterizza: ci sono anche gli incubi, gli spaventosi nemici dei sognatori, coloro che vivono a Immagina.
Un’idea che ho trovato ben fatta e originale, devo dire: in Immagina c’è ben poco dei classici fantasy a cui siamo abituati, e la contrapposizione tra sogni e incubi è una trovata che mi è piaciuta davvero molto. Sebbene ci siano alcuni punti in apparenza scontati (storie d’amore a triangolo, persone che scompaiono, altre che non si conoscono…), l’autrice ha avuto la bravura di inserire quasi sempre un colpo di scena imprevisto, un elemento inaspettato che rende più interessante la lettura. Uno scrittore che sa “prendere in giro” i propri lettori, facendo credere loro di introdurre degli elementi apparentemente banali per poi costringerli a rimangiarsi tutto, secondo me, è da ammirare: non sono molti quelli che sanno fare questo.

Parliamo un po’ dei personaggi, che, devo dirlo, mi sono piaciuti un sacco.
Chi non si è mai sentito un po’ Feo, quando non riusciva a essere accettato tra i coetanei, subiva una delusione d’amore e desiderava addormentarsi e non svegliarsi più? Detto così potrebbe sembrare il classico giovane con un carattere fragile e con problemi di autostima, ma presto ci si accorge che Feo ha qualcosa di più del “semplice ragazzo un po’ sfigato”: mi è piaciuto che, nonostante sia l’eroe della storia, spesso fosse difficile anche per lui non subire la violenza degli Incubi.
È un personaggio riuscito, secondo me: né troppo buono né troppo cattivo, né troppo “eroe” né troppo “mollaccione”. Un buon equilibrio, diciamo. Okay, durante la storia tende a svenire un po’ troppo spesso per i miei gusti, e a volte si deprime e comincia a piangersi addosso, ma tutto sommato mi è parso ben realizzato.
Un altro personaggio che ho apprezzato davvero tanto è stato l’esuberante Bello: in apparenza sembra sciocchino, superficiale e anche un po’ stupido, forse perché per lui ogni momento è buono per fare una battuta, ma poi si viene a sapere che ama moltissimo leggere e che ogni sera scrive i resoconti delle sue avventure, sperando, un giorno, di poterli trasformare in un libro tutto suo. Ho adorato la pagina dove viene scritto questo: rivela una parte nascosta di Bello, una parte che lo rende molto più profondo di quello che non sembri, gli fornisce uno spessore inedito che me lo ha reso persino più simpatico. Mi piace molto, in pratica, quando un personaggio apparentemente superficiale dimostra di possedere delle qualità che lo rendono migliore:

«Devi sapere che lui tiene un diario e ci scrive qualcosa tutte le sere» spiegò lei [Moo-chan].
«Non è un semplice diario. Come lo dici tu la fai sembrare una cosa da femminucce» protestò quello [Bello] imbronciato. Moo-chan replicò con una linguaccia. La divertivano le smorfie di Bello quando lo punzecchiava.
«Cosa scrivi?» chiese Feo.
«Beh…» fece Bello, imbarazzato dal suo interessamento «Scrivo i resoconti delle missioni che abbiamo svolto. Magari un giorno, mettendoli insieme, potrò scrivere un libro tutto mio» spiegò timidamente, abbassando lo sguardo come chi teme di essere deriso per i propri progetti.
«Sarebbe fantastico» disse Feo. Sorrise ed aveva un’espressione sincera ed incoraggiante.
«Lo pensi davvero?» esclamò Bello emozionato.
«Perché no? Se è quello che desideri, fallo».
Nessuno sembrò più felice di Bello in quel momento.

Gli altri personaggi, naturalmente, non sono da meno, ma è in particolare a questi due che sento di essermi affezionata.

Per quanto riguarda lo stile, però, non mi sono trovata altrettanto entusiasta: in generale l’ho trovato scritto bene, senza gli errori tipici che commettono gli esordienti, ma ci sono diverse sviste che, se fossero passate tra le mani di un editor, sarebbero state eliminate, rendendo così il libro ancora migliore. Purtroppo, questo non è successo, e spiegherò subito come mai dico questo tramite alcuni esempi presi direttamente dal testo.
Il mostrato, nel complesso, è buono, tranne forse nel capitolo iniziale, dove troviamo un resoconto della vita di Feo che mi è sembrato un po’ noioso e, tutto sommato, tirato via. Come in questo punto, per esempio:

Si voltò di scatto. Un vecchio, vestito in modo strano e con lunghi capelli bianchi se ne stava ritto davanti a lui […]

Dire semplicemente “vestito in modo strano” non fa vedere nulla, è raccontato. A volte sembra addirittura che l’autrice stia creando la trasposizione scritta di un fumetto giapponese, che – si sa – è una cosa da evitare. In altri punti, però, le cose vanno meglio:

Il sole picchiava forte, mentre il canto delle cicale faceva da accompagnamento ad un leggero venticello che cospargeva il prato di petali di ciliegio.

Un’immagine del genere rende bene l’atmosfera estiva, per esempio. Un’altra descrizione che ho apprezzato molto è questa:

In quel preciso istante, Feo aveva sentito qualcosa di caldo e pesante gravare sul suo petto come se una goccia di inchiostro, nero e denso come petrolio, gli fosse caduta sul cuore, lasciando una grossa chiazza scura: era di nuovo solo.

… e per fortuna le parti mostrate sono in maggioranza rispetto a quelle raccontate.
Tra gli altri difetti di stile, ho trovato molte “d” eufoniche inutili, un sacco di “??!”, che in italiano non esistono, “Hei!” al posto di “Ehi! e imperfezioni di vario genere, come:

– ripetizioni:

Feo annuì e, non appena Fauno li raggiunse, si avviarono tutti insieme su per una stradina un po’ isolata, allontanandosi così dall’epicentro della festa. Avrebbe preferito rimanere a guardare ancora un po’, ma non appena arrivarono alla locanda trovò uno spettacolo altrettanto interessante da ammirare.

– troppi avverbi in “-mente”, soprattutto di “improvvisamente”, come ad esempio in questa schifezza:

Purtroppo però l’effetto durò pochi secondi e non appena cessò, lo spettro accorciò immediatamente le distanze che lo separavano dalla sua preda.

– errori veri e propri, come “sono apposto”, ripetuti anche diverse volte:

«E’ tutto apposto?» chiese Bello impensierito mentre con l’aiuto di Moo-chan lo aiutava a rialzarsi.

[…]aggiunse Fauno rimettendo apposto la passerella.

«No grazie, sono apposto».

– espressioni infelici come:

A causa del forte vento, l’acqua era entrata dentro formando una pozza sotto la finestra.

Non sapevo che si potesse “entrare fuori”! ^^

A parte questi errori per lo più veniali, sono rimasta soddisfatta: tre stelline e mezzo assolutamente meritate. Davvero una bella storia, complimenti: fosse come Immagina la media dei libri fantasy che si trovano sugli scaffali!

PS: ah, dimenticato di menzionare i bellissimi disegni!

Il passaggio verso Immagina...

Recensione: Sensualità + Alcune considerazioni sulla poesia

Come promesso, ecco la prima recensione di un libro inviatomi tramite il progetto “Libri in cambio di recensioni“, ovvero Sensualità di Michela Zanarella.

Titolo: Sensualità
Sottotitolo: Poesie d’amore d’amare
Autrice: Michela Zanarella
Genere: raccolta di poesie
Editore: Sangel
Pagine: 46
Anno di pubblicazione: 2011
ISBN: 9788897040163
Prezzo: €10
Formato: brossura

Ringrazio l’autrice per avermelo inviato in formato eBook.

Sensualità è la prima raccolta di poesie che recensisco. Anzi, per dirla tutta, forse è addirittura la prima che leggo, e probabilmente sarà anche l’ultima, visto che il mio progetto “Libri in cambio di recensioni” si rivolge ai testi di narrativa. Per questo libro, però, ho deciso di fare uno strappo alla regola, forse perché ero curiosa di leggere la raccolta di poesie d’amore di un’autrice che non fosse una dei soliti nomi arcinoti.
Come avrete notato, tra i dati del libro accanto alla copertina manca la mia valutazione. Sappiate che non si tratta di una dimenticanza, bensì di una scelta precisa: volendo, avrei potuto inserire un voto come per tutte le altre recensioni, ma ho pensato che, essendo il primo testo di poesia su cui scrivo un parere personale (se si escludono i commenti sulle poesie che mi fanno leggere a scuola, ovviamente), non sarebbe “giusto” sparare un giudizio a zero su un genere che nemmeno io conosco bene. Sarebbe come esprimere un parere su un libro contemporaneo dopo aver letto esclusivamente classici.
Il fatto è che non ho per niente le idee chiare su questo libro, perciò vorrei evitare di inserire, per esempio, tre stelline senza tuttavia essere sicura di questo giudizio.

Prima di leggere questo libretto, non credevo che sarei riuscita a scrivere una recensione lunga e approfondita come al solito: avevo paura di ritrovarmi con uno di quei libri che “okay, è carino”, ma poi di non essere capace di dire nient’altro. Invece non è stato così, perché, dopo diciamo una decina di poesie lette su 27, ho capito che avrei potuto dire molto riguardo a Sensualità. Più quanto mi aspettassi, perlomeno.

Il mio timore di scrivere un parere ingiusto, forse affrettato, si fa sentire ancora adesso, in ogni caso. I motivi di questa paura, dopo averci riflettuto un po’ su, credo sia essenzialmente questo: fin’ora ho letto quasi solo le poesie dei “grandi”, come Leopardi, Pascoli, Petrarca o Dante – il mio tesssoro -, e la scuola mi ha abituato a trovare il messaggio nascosto più o meno profondamente nei loro componimenti. Ma c’è una grossa differenza tra le poesie dei grandi e quelle di uno “sconosciuto”: per le prime hai la certezza che un messaggio ci sia. Dopotutto, sono state lette e giudicate da un sacco di gente prima di te, perciò quando la maestra ti assegna il compito “Trova il messaggio di La mia sera” non è poi cosa tanto difficile: se ti viene chiesto di trovare il messaggio, questo probabilmente c’è, quindi basta spremersi un po’ le meningi, magari tirando fuori le solite frasi di circostanza prese da Yahoo! Answers (del tipo “Il poeta vuole trasmetterci quanto sia importante per lui affrontare il tema della sera paragonandolo con indubbia maestria al momento estremo della vita…”), e andrà sempre bene. Mal che vada, ti toccherà un brutto voto.
Ma quando si parla di una serie di poesie fresche di scrittura, su cui poco o niente è stato già detto, le cose cambiano radicalmente: non si può più fare affidamento a internet per andare alla ricerca del messaggio nascosto con l’unico fine di accontentare la professoressa, perlomeno. Bisogna contare sulle proprie forze, mettere in pratica quel che si è imparato a scuola su “significante e significato”, ma è necessario anche tener conto di una cosa: è improbabile che il poeta sconosciuto in questione sia il novello Leopardi. Non è da escludere che le sue poesie, in realtà, siano scritte alla “tanto per”, che contengano sì un messaggio, ma che si tratti di un messaggio talmente banale o, al contrario, così complicato e nascosto da suscitare la domanda: “Ma non poteva darsi all’ippica, piuttosto che fare il poeta?”

Credo che questo dubbio sia legittimo, almeno pensando all’enorme differenza di stile tra i classici e i romanzi usciti di recente. Ovviamente non pretendo che lo stile poetico di decenni fa sia identico a quello che usa oggi (e che io non conosco), ma le regole di scrittura poetica, così come quelle di narrativa, sono rimaste più o meno le stesse, perciò il dubbio rimane. E, sfortunatamente, con Sensualità si è rivelato un dubbio fondato. Continua a leggere

A proposito di critiche I

Dopo aver assistito a una sfuriata da parte di un fan convinto che “le tue recensioni non sono obbiettive perché sei solo una frustrata invidiosa” (vi risparmio ulteriori dettagli sulla questione, visto che si è già parlato fin troppo di questo, perciò vi rimando direttamente qui), la mia bizzarra testolina di adolescente si è messa al lavoro ancora una volta, interrogandosi su questioni altamente filosofiche.

Perché se un lettore qualunque osa criticare un libro in termini più, diciamo, coloriti del solito (e con questo mi riferisco all’ironia, non certo agli insulti o alle offese pesanti), deve sempre saltare su un altro lettore ad accusarlo di invidia nei confronti dell’autore?

Perché, anche dopo aver ripetuto millanta volte che si è fatto di tutto per scrivere una recensione oggettiva e basata su fatti verificabili da tutti (con tanto di citazioni), si viene regolarmente accusati di essersi lasciati prendere dalla rabbia verso lo scrittore per i più svariati motivi?

Perché giudicare positivamente va sempre bene, mentre giudicare in modo negativo è da presuntuosi, frustrati, invidiosi e chi più ne ha più ne metta?

Ho già in parte affrontato la questione all’interno della recensione dalla quale è partito tutto, ma non avendo materiale a sufficienza per costruirvi un post completo, in un primo momento ho pensato di aggiungere alcuni dettagli alla recensione stessa.
(I suddetti dettagli, per chi non avesse seguito tutta la faccenda, commentavano alcune affermazioni che Alessia Fiorentino – l’autrice del libro da me criticato – aveva scritto in un articolo sul suo blog, sempre a proposito delle critiche, con cui mi trovavo in disaccordo. Nessun problema se ve li siete persi: li troverete tali e quali anche qua.)

Poco fa, però, mi è stato segnalato un altro post, in cui Alessia Fiorentino metteva il link a una recensione del suo libro trovata su internet, che era stato commentato in modo, a mio parere, estremamente interessante. Continua a leggere

Critica tu che critico anch’io!

Non so quanti di voi abbiano avuto l’opportunità di seguire in diretta il “duello” svoltosi domenica scorsa all’interno dei commenti del post sulla recensione di Sitael, che vedeva coinvolti la sottoscritta e un simpatico critico spuntato chissà da dove. Trattandosi della vigilia di Ferragosto – ovvero uno dei pochi giorni dell’anno in cui la gente ha mediamente qualcosa di meglio da fare che starsene a navigare su internet -, però, ho deciso che il suddetto duello meritava davvero troppo per essere lasciato lì dov’era, a prendere polvere tra dei commenti che fra qualche mese nessuno ricorderà più. Quindi, per la gioia di tutti voi e in particolare del mio amico Il Critico, ecco a voi la prova di cosa sono capaci i fan di un libro che viene criticato duramente, nonché di quanto sia facile criticare (si fa per dire) nascondendosi dietro allo schermo di un computer:

Critica tu che critico anch’io!

Un disegnino creato dalla sottoscritta, profondamente ispirata dall’occasione ^^

Continua a leggere

Mini-pausa per il blog

Ho pensato che anche un blog abbia il diritto di prendersi una mini-vacanza per Ferragosto. Inoltre, anch’io domani andrò via per trascorrere Ferragosto in quel paesino sperduto dell’Appennino che è Marola, perciò i nuovi articoli arriveranno da martedì.

Nel frattempo, farò ogni sforzo d’immaginazione possibile per illudermi di andare in un posticino come questo:

Auguro buone vacanze a tutti: a chi ci è già andato, a chi ci andrà e anche a chi è già in vacanza e non leggerà mai questo post.

Arrivederci! See you soon! Auf wiedersehen! Au revoir! Sayonara! 再見!… Insomma, avete capito! =)

Recensione: Sitael – La seconda vita

Come promesso nelle “Letture di luglio”, ecco qui la recensione approfondita di Sitael – La seconda vita, romanzo d’esordio di Alessia Fiorentino.

Titolo: Sitael (1/3)
Sottotitolo: La seconda vita
Autore: Alessia Fiorentino
Genere: fantasy classico, lotta luce/buio
Lingua: italiano
Editore: Dario Flaccovio
Collana:  –
Pagine: 861
Anno di pubblicazione: 2010
ISBN: 9788877588463
Prezzo: € 22,00
Formato: brossura
Valutazione

Qualcosa sull’autrice

Anche per questo libro mi sembra d’obbligo spendere qualche parola sull’autrice, sulla nostra Alessia Fiorentino (classe ’90). Di lei sappiamo che, prima di iniziare a scrivere il suo romanzo, non aveva mai letto niente di fantasy, anzi, non conosceva neanche questo genere. Aveva però il desiderio di leggere una storia fantastica, così invece che continuare invano a cercarla ha deciso di scriverla.
Ora, una delle regole non scritte che ogni autore dovrebbe rispettare è: scrivi solo di ciò che conosci. Vi state già chiedendo, dunque, come abbia fatto una quattordicenne a scrivere un fantasy così corposo senza mai aver letto nulla o quasi di fantasy? Anch’io ero molto curiosa di scoprirlo, perché mi è capitato spesso di leggere libri scritti da autori che affermavano di non essere mai stati dei buoni lettori… e la mancanza di un bagaglio di letture di fondo si faceva sentire. Con Sitael sarà diverso?, mi domandavo prima di leggerlo. Lo scopriremo insieme fra poco, perché la presentazione della nostra giovane scrittrice non è ancora giunta al termine.
Alessia Fiorentino, infatti, non ha scritto un libro soltanto: da quando aveva 14 anni fino ai 20 ne ha scritti ben sei, raggruppati in due trilogie, mentre la sua età anagrafica coincideva con quella del suo protagonista, Etenn. La stesura di ogni romanzo, in pratica, è durata un anno, in modo che Alessia ed Etenn avessero sempre la stessa età.
Di lei sappiamo anche un altro interessante particolare: come Alessia scrive nella sua presentazione, Sitael si è scritto da solo, quasi di getto. Un bene? Un male? Anche questo lo scopriremo presto.

Alcuni assaggini 

Entriamo subito nel vivo della recensione e cominciamo a esaminare il nostro libro: come i più arguti di voi avranno intuito guardando la copertina e come sarà facile intuire fin dall’inizio del libro, il bel ragazzo che vi troviamo, naturalmente, è Etenn, il protagonista della storia… per la gioia dei lettori che preferirebbero immaginarsi da soli i personaggi, piuttosto che trovarseli già belli e pronti.
So che questa può essere un’opinione oggettiva, ma per quanto mi riguarda quella di piazzare in copertina la faccia del protagonista non è proprio una gran trovata: e se a un lettore a caso (tipo me) la suddetta faccia facesse schifo? In questo caso ci sarebbe poco da fare, a parte cercare il più possibile di non guardarla: solo perché l’autrice si immagina il suo personaggio in questo modo, non significa che per me sia lo stesso. Un esempio sono quelle inguardabili righe nere attorno agli occhi che danno al personaggio un’aria decisamente emo: non mi risulta, perlomeno, che nel mondo di Etenn esiste l’eyeliner.
Vi invito a verificare di persona, inoltre, l’originalità della suddetta copertina, copiata pari pari da un’immagine di Frodo Baggins. Stessa identica posizione della mano, stesso sguardo profondo, quasi stesse pieghe del mantello… Semplice ispirazione? A me, sinceramente, sa più di plagio.*

making gifs

Ad ogni modo passiamo oltre. Apriamo il libro e… magia! Niente cartina diciottoperventicinque!

In realtà, andando a curiosare sul blog dell’autrice, ho scoperta che la suddetta cartina esiste:

A parte i nomi random, un numero un po’ ridotto di città per un mondo così grande, la grossa riga nera che ha tutta l’aria di essere un fiume che va da mare a mare, la città del kattivo (Goriahm) piazzata nell’angolo più in alto al di là di una catena di cucuzzoli e le montagne stranamente tutte uguali, devo ammettere che non è malaccio come mappina fèntasi. C’è molto di peggio, perlomeno.
Non avendola sott’occhio mentre leggevo il libro, però, non ho potuto seguire i movimenti dei nostri personaggi, perciò non saprei dire se è stata disegnata tenendo conto della storia o se è stata realizzata alla “tanto per”. Inoltre, non è stata inserita all’interno del libro, e visto che questa è una recensione sul libro e non sull’intero background ideato dall’autrice per la sua storia, non ne ho tenuto conto nella valutazione del libro. Anche perché non avrebbe fatto una gran differenza, è chiaro.

Diamo un’occhiata alla fenomenale lista della spesa introduzione che si trova a inizio libro:

Benvenuti in un mondo
in cui avvengono cose straordinarie.
Alcune magiche e meravigliose.
Altre… terribili.
Ma alla fine voi,
e solo voi,
riuscirete a vincere.
Coraggio.
Lealtà.
E Luce.
Vi accompagneranno in questo lungo viaggio.
Pensate quello che volete,
ma questa storia… Già.
Questa storia è vera.

Solo a me viene spontaneo domandarmi come sia possibile che alla fine “noi” riusciremo a vincere, considerato che la storia è ambientata in un altro mondo? Mah, non chiedetemelo: siamo in un libro fèntasi, e tanto basta. Posso pensare quello che voglio? Molto bene: penso che chi ha scritto questa introduzione avrebbe potuto sforzarsi un po’ di più, perché così sembra provenire direttamente da un videogame. Solo che ci troviamo in un libro, e questo non è propriamente un bene.

Prima di proseguire, vi consiglio di dare una spizzicata al capitolo che la Dario Flaccovio mette a disposizione sul sito.

Dopo questa breve introduzione, ci troviamo con una delle cose che proprio non può mancare in un fèntasi, ovvero il prologo. Leggasi: la soluzione più sfruttata dagli scrittori pigri, che naturalmente preferiscono di gran lunga raccontare il tutto invece che mostrarlo nel corso del romanzo, per introdurre la loro storia. E Sitael, naturalmente, non fa eccezione.
In questo prologo scopriamo che la storia è ambientata a Lycenell, la “terra antica e lontana circondata dal mare”; conosciamo il mega-superkattivo di turno, ovvero Qurasch,  che è nientemeno che il figlio del Demonio in persona!

Ecco a voi il terribile Qurasch!!! Paura, eh?

Poi veniamo a sapere che il nostro amico Qurasch ha inventato un esercito di mostri brutti&kattivi di nome Varles, e un bel giorno decide di attaccare Varvaria, una delle città di Lycenell. Ma una donna di nome Regina riesce a fuggire e raggiunge Oreah, dove fa un patto con il Sole: fonderà in suo onore un ordine di cavalieri, i cui componenti sarebbero stati scelti per via del fykissimo potere di possedere la Luce. Il cambio il Sole donò il Sitael, che è un’altra fykissima arma in grado di distruggere Qurasch il Superkattivo, il quale a sua volta è l’unico che può distruggere il Sitael. Che botta di originalità, non trovate? Non c’è niente di più innovativo dell’epica ed eterna lotta tra la luce e il buio! E soprattutto, il kattivo veramente kattivissimo è un’idea che non si era mai sentita prima, nevvero?
Ecco, cara Alessia, cosa succede a voler scrivere fantasy senza aver mai letto nulla di fantasy.
Oddio, se è per questo non è vero neanche il contrario: esistono scrittori di vasta cultura del genere, i cui libri non sono proprio il massimo dell’originalità. Ma almeno dopo aver letto un discreto numero di libri fantasy, un lettore dovrebbe avere già un’idea di quali sono i cliché più tipici del genere, e di conseguenza dovrebbe almeno tentare di evitarli. Ma se non si conosce minimamente un genere, non solo si scadrà negli stereotipi più ovvi, ma lo si farà ignorando che ciò che si sta scrivendo non è esattamente l’idea più innovativa del mondo. L’unico punto a favore che mi sento di dare a questo prologo è il seguente: è conciso, non si perde in riflessioni e descrizioni inutili, e soprattutto è breve; i frequenti spazi, inoltre, lo fanno scorrere velocemente. Sempre meglio di un prologo stile Gli eroi del crepuscolo, in ogni caso.

Fine del prologo. Salto di ben 300 anni.
Ora ci troviamo a Varvaria, dove, ancora prima che sorga il sole, una donna esce di casa da sola, si allontana dal villaggio e attraversa prati e boschi prima di arrivare a una sorgente, dove si ferma e fa il bagno.
Notate niente di strano? Be’, spiegatemi se una cosa del genere è plausibile, visto che, come si capisce dopo poco, i Varles, i kattivi al servizio di Qurasch, sono ancora in circolazione! Da quando le ragazze in un epoca pseudo-medievale se ne vanno in giro sole solette in piena notte, si spogliano per farsi il bagno e rimangono lì tranquille senza che un qualche malintenzionato le noti?
Lo so, avete ragione: è fèntasi, non bisogna farsi problemi su queste cose!
Nella scena, però, compare anche un altro individuo: una figura nera dall’ombra nera, incappucciata di nero e che è seguito da una nebbiolina nera (chi sarà mai?), sale sul pendio roccioso che lo porta al di sopra della cascata, portando con sé un fagotto nero. Una volta arrivato in cima, getta il fagotto nella cascata, senza accorgersi della bella donna che sta facendo tranquillamente il bagno… Casualmente, però, il fagotto ritorna a galla e la donna lo solleva dall’acqua, lo apre e… sorpresa! C’è un neonato! *Stupore generale* Ma non è un neonato qualsiasi: è il più bel neonato che la donna abbia mai visto! Biondo, con gli occhi color oro… che chiedere di più? E indovinate un po’ il nome che viene affidato al piccolo: si chiamerà Etenn, che significa nientemeno che portatore di luce… e già a questo punto anche il lettore più ingenuo avrà capito tutto della storia.
Serviva tirarla per le lunghe per più di 800 pagine, anzi, addirittura per sei libri? Naturalmente sì, e scopriremo subito il perché.

Un minestrone di stereotipi

È questa la prima definizione che mi è venuta in mente non appena ho concluso questo romanzo. Anzi, no, molto prima di averlo concluso: in realtà, la puzza di cliché si percepisce fin dal capitoletto introduttivo. In Sitael troviamo, infatti:

• un protagonista Gary Stue (ho calcolato personalmente il grado di Marysuaggine grazie all’apposito test: non è di quelli irrecuperabili, ma è comunque un malato grave) – rigorosamente orfano, adottato e tenuto all’oscuro delle sue origini – che all’inizio del libro non riesce a tenere in mano una spada, ma che diventa bravissimo nel giro di pochi capitoli, per l’esattezza a partire dall’amnesia che subisce;

• il suddetto protagonista, ovviamente, si rivelerà essere il predestinato, l’oggetto della misteriosa profezia, “colui che è nato per essere Luce”;

• come se non bastasse, finisce per ingoiare accidentalmente una pietra magica che gli fornisce altri magic powers specialissimi e unici;

• il solito superkattivo che terrorizza tutti per ben tre ere, ma che un quattordicenne riesce a sconfiggere in un capitolo;

•  degli elfi – che sono uno stereotipo già per conto loro – non si sa molto; qui, infatti, si parla per lo più degli Sharephi,  che in pratica erano elfi ma si sono slegati da loro, trovandosi naturalmente un nuovo nome. Anche parlando degli Sharephi, però, le cose non migliorano, perché dei tre individui che compaiono nella storia, la ragazza è anch’essa una Mary Sue, il primo ragazzo è decisamente lunatico (all’inizio è un presuntuoso come pochi, poi finisce col diventare super simpatico con Etenn, e i suoi atteggiamenti si alternano di continuo) e il secondo è fondamentalmente inutile, tanto che viene tolto di mezzo non appena si presenta l’occasione giusta;

•  il solito viaggio periglioso attraverso mezza Lycenell per raggiungere Oreah, la città dove si trova il sole; per 700 delle 861 pagine non succede altro;

• ah, e non scordiamoci del fatto che il protagonista – perfetto sotto ogni punto di vista – possiede un fratello anch’esso molto kattivo, creato da Qurasch per distruggerlo in caso lui fallisse: Etenn è biondo con gli occhi color oro, mentre Stacra è moro con gli occhi rossi; Etenn è luce così come Stacra (questo è il nome del fratello kattivo) è buio; Etenn rappresenta il bene come Stacra rappresenta il male. Altra botta di originalità, non trovate? Non farò spoiler, però, casomai dopo questa recensione ci sia ancora qualcuno disposto a leggere questo mattone, perché in fondo in fondo un che di interessante in questa lotta tra fratelli rimane… Niente di sconvolgente, però;

Stacra, il gemello kattivo di Etenn.

•  infine, abbiamo come idea di base un concetto vecchio come il mondo: il Sitael, infatti, è un’arma di luce, è in pratica luce allo stato puro. È una luce che non viene mai e poi mai intaccata dalla tenebra, e di conseguenza il suo portatore non può che essere perfettamente buono. E permettetemi di obbiettare che un personaggio completamente buono è piuttosto irreale: possibile che non abbia mai un momento di debolezza, una crisi di panico, una fase di sconforto, un attimo di follia e desiderare di mandare a monte tutto, una notte di problemi di stomaco… No, niente di tutto questo. Una qualche sconfitta ogni tanto, per fortuna, ce l’ha (come a seguito della lotta contro le Ninfe: una scena che avrebbe potuto risultare interessante, se solo l’autrice non l’avesse liquidata in poche righe, ma è comunque uno dei punti meglio riusciti, secondo me), ma poi riprende a essere perfetto e infallibile come se niente fosse accaduto. Un protagonista troppo perfetto, ahimè, non è mai un buon protagonista: vi dirò che all’inizio mi ci ero affezionata, perché nonostante tutto qualche problemuccio per esempio di autostima non gli mancava, ma poi… lasciamo perdere.

Un appunto sui nomi

Come sempre, la nostra Alessia presenta diversi sintomi della temuta Sindrome di Sonohra. Non si tratta, fortunatamente, di una forma grave, ma ho riscontrato sufficienti prove di questa letale malattia. Le più palesi sono le seguenti:
• Sharashidahllen (non sarà per caso parente della  Sylvianarlamistrydian de Gli eroi del Crepuscolo?);
• Cheyun;
• Hayel (l’altro nome molto fygo di Etenn);
• Goriahm (da qui in avanti vengono dalla cartina);
• Ashleyrey;
• Valle Soahsghen;
• Lyangalonh;
• Thilye;
• Lahngral;
• Nith-Hayah;
• Yath Vanlassaii;
• Fharòden;
• Lago di Rionh;
… ovvero, degli ottimi esempi di quanto sia bello e divertente pigiare a caso le lettere sulla tastiera, magari infilando qualche H o qualche Y dove capita per dare un effetto davvero mystycoh, senza però rendersi conto che con una trovata del genere si ottengono soltanto nomi ridicoli e impronunciabili.

700 pagine di nulla 

A proposito del cliché del viaggio periglioso, c’è un’altra cosa interessante da dire riguardo a Sitael e anche a proposito, come ho scritto nella presentazione dell’autrice, dello scrivere di getto: per tutta la parte centrale (diciamo da pagina 100 fin circa a 750-800), la nostra storia è caratterizzata da una quasi totale assenza dello sviluppo della trama. Ok, la nostra compagnia di personaggi (Etenn, i tre Sharephi, un elfa e il capitano – mi pare di non aver scordato nessuno, quindi se l’ho fatto scusatemi: purtroppo Sitael non è propriamente uno di quei libri che ti stimolano l’attenzione dall’inizio alla fine…) attraversa tutta Lycenell, da Nord a Sud, e mentre viaggiano passano in rassegna tutte le creature fantastiche che abitano la terra. In pratica, si scontrano con:
• elfi;
• draghi;
• ninfe;
• sirene;
• centauri;
• giganti;
• Varles, ovvero i mostriciattoli creati dal cattivo;
• simpatiche donzelle che trasformano la gente in pietra;
… e grazie ai suoi magic powers – dei deus ex machina niente male – spuntati dal nulla, Etenn riesce sempre a farla franca, spesso in extremis.

A questo punto credo sia palese che Alessia Fiorentino non sapeva più come fare per non ridurre il suo fantasy a un libretto di 200 pagine scarse, perciò ha preferito allungare il brodo a dismisura, riempiendo la sua storia di parti fondamentalmente inutili (perché una buona parte di questi scontri con le varie creature si sarebbe potuta tagliare senza rimpianti, o comunque accorciare di un bel po’) e soprattutto noiose. Ecco cosa succede a scrivere di getto, senza “sprecare” tempo prezioso prima di cominciare a scrivere stabilendo tutte le pieghe che dovrà prendere la trama. Se avesse fatto così, scommetto che le pagine risultanti sarebbero la metà di quelle attuali. Ma si sa: un fèntasi non è bello se non è lunghissimo e pieno di parti inutili! Se lo dice anche Nonciclopedia c’è da crederci!

Lo Stile

Parliamo un po’ dello stile di Alessia Fiorentino, cominciando subito da quella che dovrebbe essere la regola principale di ogni scrittore: lo Show, don’t tell. Ci sono punti in cui il libro è scritto benino: mostra le scene  in modo efficace, per lo più è scritto in modo diretto, senza perdersi in parti contorte. Ce ne sono altri – e sono la maggior parte – in cui il mostrato fa proprio acqua, in cui gli avverbi e gli aggettivi inutili non si contano e che la narrazione diventa ultra-noiosa. Le ingenuità, naturalmente, non mancano (come i nostri amici che si cibano con una quaglia, o le scale nel palazzo delle sirene…). Il colore dei capelli e degli occhi di Etenn, inoltre, viene ripetuto ogni volta che si presenta l’occasione, e sempre in questi termini:

Etenn era, appunto, molto biondo, e i suoi occhi erano grandi, particolarissimi: color dell’oro. [pag. 19]

No, Alessia Fiorentino non si accontenta di piazzare l’immagine del suo beniamino in copertina: ci delizia continuamente con obbrobri del genere, come se i lettori fossero così scemi da non ricordare da una volta all’altra l’aspetto fisico del protagonista. È naturale, no? Etenn rappresenta la luce, la bontà assoluta: la perfezione incarnata, in poche parole. Quindi è praticamente obbligatorio ricordare tutti i momenti a lettore che il personaggio di cui sta leggendo le avventure è bellissimo, biondissimo, con degli occhi particolarissimi e soprattutto dall’animo coraggiosissimo. Cos’è che dicevo riguardo ai personaggi troppo perfetti? Ah, sì, che non sono proprio un granché…

‘Mazza quanto sei biondo, Etenn!

A parte queste descrizioni veramente puerili, però, si arriva addirittura a errori veri e propri, come quello che troviamo a pagina 23:

[…] per questa ragione [Caliel, il fratello maggiore di Etenn] aveva dovuto nominarlo scudiero sebbene Etenn non sapeva fare niente e non fosse adatto a quel ruolo.

Capisco che ormai il congiuntivo sia diventato una cosa out, ma non è una novità che mettere l’imperfetto dopo “sebbene” sia sbagliato… E questa non è l’unica schifezza che ho trovato, purtroppo. La domanda, alla fine, è sempre la stessa: editor, dove seeeei?

Conclusioni

A questo punto credo sia inutile dire che non vale assolutamente la pena di spendere ben 22 euri per acquistare un fèntasi come Sitael. Già il prezzo è da infarto per conto suo (e ringrazio di essere riuscita a trovarlo scontato del 50%), ma per un libro venuto male come questo, non ho nessun rimpianto nel dire che quelli della Dario Flaccovio sono degli autentici ladruncoli. Capisco la mole non da poco, i costi di stampa e tutto il resto, ma esistono un sacco di libri stampati in brossura come Sitael, addirittura con diverse pagine in più, a un prezzo molto più onesto. Proprio non capisco come si possano pubblicare libri del genere, oltretutto senza uno straccio di editing. E poi mi vengono a dire che gli editori tirano fuori la scusa che un libro è troppo lungo, pur di non pubblicarlo…

* Ringrazio Gianlu830 per avermela segnalata.

Come avere migliaia di eBook direttamente su iPad

Leggi QUI la versione aggiornata dell’articolo.

*       *       *

C’è stato un periodo di qualche anno fa in cui mi trovavate sempre nella sezione sui computer di Yahoo! Answers, piuttosto che in quella di Libri ed autori. Ero stata addirittura assoldata da un blog specializzato nella scrittura di tutorial informatici. Adesso è un po’ che non scrivo più su quel blog, ma la passione per computer, internet & co, naturalmente, non se n’è andata.
Queste due righe di presentazione mi sembravano d’obbligo: già immagino molti dei lettori che si domandano “Ma questa è pure nerd, oltre che lettrice, scrittrice, musicista, eccetera??”. Ebbene sì, tra le tante cose sono anche un po’ nerd; o meglio, mi improvviso tale, perché tutto ciò che so sui computer l’ho imparato smanettando per conto mio, talvolta anche mandando in panne i pc su cui mettevo le mani. Questo, però, è un blog che parla di letteratura, non di informatica, perciò i (rari) tutorial che troverete qui riguarderanno quasi esclusivamente i libri. Come quello che trovate qui di seguito, per esempio.
Ecco a voi un

Metodo inventato dalla sottoscritta

(perlomeno, non mi sembra di aver mai letto un “trucco” del genere in rete…)

per avere tutti gli eBook che volete direttamente su iPad/Pod/Phone senza dover passare dal computer

(casomai possa servire a qualcuno).

Sono sempre di più i possessori di un dispositivo Apple come iPad, iPod Touch e iPhone, che tra le tante cose permettono anche di fungere da eBook-reader: esiste un’applicazione specifica di nome iBooks, scaricabile gratuitamente dall’AppStore, che permette di sincronizzare i propri libri in formato PDF o ePub grazie al programma iTunes… ma penso di non essere l’unica proprietaria di iPad che detesta il suddetto software con tutta l’anima: iTunes, infatti, crea sempre un sacco di problemi quando si tratta di trasferire musica e video da computer ad iPad/Pod/Phone. Di fare il contrario, ovvero copiare da iCoso al computer, non se ne parla neppure: con iTunes è impossibile, e utilizzando altri programmi le cose non migliorano.

Con la musica e i video, ahimé, sono costretta a passare obbligatoriamente da iTunes, ma visto che ultimamente la funzione principale del mio iPad è diventata quella di e-Reader, è sempre stato il mio sogno trovare un metodo che mi consentisse di avere tutti gli eBook che desideravo direttamente su iBooks, senza quindi dover utilizzare il computer: con gli eBook, infatti, iTunes sembra essere un pelo più flessibile rispetto che con musica, video e applicazioni, forse perché lo Store della Apple si dedica soprattutto a questi ultimi tre (e sembra essere piuttosto geloso nel farlo, nel senso che, specialmente per le applicazioni, bisogna ricorrere a metodi illegali per installare materiale non originale).

Una soluzione può essere utilizzare direttamente iBooks, che è anche un negozio online oltre che un lettore di libri elettronici: sullo store di iBooks, però, si trovano quasi soltanto libri in inglese; i libri italiani che si trovano, oltretutto gratis, si contano davvero sulla punta delle dita.
Come fare, allora, per avere direttamente su iPad tutti i libri che si vogliono gratuitamente e in italiano?
Be’, finché si tratta di scaricarli su iPad quando sono già nel formato adatto, ovvero PDF o ePub, è una cosa semplice: Safari, il browser predefinito dei dispositivi Apple, chiede in automatico se si desidera aprire i documenti in PDF ed ePub con iBooks, e una volta fatto questo, i libri in questione vengono a far parte della libreria di iBooks in modo permanente.
Ma le cose, ahimé, non sono sempre così facili: su internet, i siti grazie ai quali è possibile scaricare eBooks sono innumerevoli, ma la maggior parte di essi permette soltanto il download in formato archivio (di solito “.zip” o “.rar”), che sfortunatamente Safari non riesce a visualizzare, rendendo così impossibile lo scaricamento diretto. Ma dopo diversi tentativi falliti, credo di essere riuscita a trovare un metodo che possa riuscirci, e vi spiegherò immediatamente come si fa:

1) Se non l’avete già fatto, andate sull’AppStore e scaricate le applicazioni iBooks  e iUnarchive Lite  (ma di applicazioni analoghe a quest’ultima ne esistono un sacco, gratis e funzionanti: io ne ho semplicemente provata una tra le tante. In ogni caso, il procedimento è del tutto simile anche con app diverse);

2) Per scaricare eBooks vi consiglio di registrarvi sul forum Ipmart, che è uno dei siti più forniti in assoluto. Altri forum sono, per esempio, AnimeDB, Downloadzone e Scaricolibero, o ancora il sito eBook Italia: in tutti i casi, la registrazione è gratuita e veloce;

3) Una volta registrati, accedete al forum col vostro iPad/Pod/Phone, andate nella sezione degli eBook e recatevi nel topic dell’eBook che desiderate scaricare (eventualmente facendo una ricerca con l’apposito modulo). Ecco un esempio riguardo a un libro preso a caso dal forum Ipmart:

4) Scaricate il file che vi interessa (in questo caso il primo, ovvero il file “.rar” che contiene il libro nel formato ePub): nel caso di Ipmart, l’ebook sarà tra gli allegati, quindi per effettuare il download dovrete semplicemente cliccarci sopra; ma vi sono altri forum che, al posto dell’allegato, inseriscono un link a un sito esterno da cui scaricare il file richiesto. Questi siti esterni di solito sono Megaupload, Rapidshare, Fileserve e tanti altri. Tra quelli che ho provato, gli unici che sembrano non funzionare con il mio metodo sono Filesonic e Uploading.
Per esempio, scaricando sempre lo stesso libro con Megaupload, vi troverete una pagina come questa:

In questo caso dovrete attendere alcuni secondi prima di poter scaricare (di solito 40-45), dopodiché potrete cliccare su “Download”.

5) Se tutto è andato come previsto, su Safari dovrebbe comparire in breve tempo (dipende dalle dimensioni del file) una schermata come questa:

Ovviamente, cliccate sul pulsante “Apri in iUnarchive Lite”. L’applicazione si aprirà automaticamente, e vi sarà mostrata un’altra schermata:

… su cui dovrete cliccare “Yes”.

6) Adesso però dovrete fare attenzione, perché iUnarchive Lite non permette l’anteprima dei file in formato ePub, quindi seguitemi.
Se l’archivio contiene il file PDF…
– dopo averlo estratto, andate in alto a sinistra, cliccate su “File Options” e selezionate il file PDF: vi si aprirà l’anteprima del libro;
– in alto a destra, cliccate sulla freccina e selezionate “Show full screen” per attivare la modalità schermo intero;
– cliccate di nuovo sulla stessa freccina e stavolta pigiate “Open in iBooks”:

Se invece l’archivio contiene il file ePub…
– andando in alto a sinistra su “File option” e selezionanzo l’ePub, non ve lo aprirà ma vi chiederà se volete estrarlo di nuovo: NON fatelo;
– dopo aver cliccato su “No”, vi ritroverete con un divieto di sosta gigante. Nessun problema: cliccate sempre sulla freccina in alto a destra, ma stavolta selezionare “Email file”;
– autospeditevi l’email, dopodiché uscite da iUnarchive e andate sull’applicazione che riceve la posta elettronica:  (naturalmente dovrete avere configurato almeno un account email.)
– cliccate sull’allegato in formato ePub, che si scaricherà, dopodiché cliccate ancora: si aprirà la solita finestrella che vi chiederà “Apri in iBooks”:

Ecco fatto: adesso avete il vostro libro salvato su iBooks e potrete leggerlo quando volete!

– 

PS: questo tutorial non è stato scritto per promuovere la pirateria: ognuno di noi decide da solo cosa scaricare da internet, pertanto non mi ritengo responsabile per eventuali cattivi utilizzi della guida che ho elaborato.

PPS: se provate questo tutorial e lo trovate funzionante, un commentino è sempre gradito. 🙂

*       *       *

EDIT del 3/02/12: purtroppo Megaupload è andato, e molti altri siti di hosting stanno chiudendo anche loro. Il metodo, però, è ancora valido: basta scegliere i siti giusti, ovvero quelli che non rimandano a un link esterno, come appunto Ipmart 😉

EDIT #2 del 26/02/12: nonostante alcune voci in rete affermino il contrario, Ipmart è tuttora vivo e vegeto. Semplicemente, a quanto pare si è verificato un problema nel trasferimento del dominio, ma è comunque raggiungibile qui.